Le violenze, innescate da una banale lite, proseguono da una settimana
N'DJAMENA - Circa cento persone sono morte in scontri tra minatori d'oro a nord del Ciad, ha detto oggi il ministro della difesa, generale Daoud Yaya Brahim. Le violenze sono scoppiate lo scorso 23 maggio a Kouri Bougoudi, vicino al confine con la Libia, innescate da «una banale disputa tra due persone e che è degenerata», ha aggiunto, specificando che il bilancio è di «circa cento morti e almeno 40 feriti».
La zona, situata sull'immensa e impervia catena montuosa del Tibesti, la più estesa del deserto del Sahara, è ricca di miniere sfruttate il più delle volte clandestinamente da una moltitudine di cercatori d'oro provenienti da tutto il paese e da stati vicini come Libia, Niger e Sudan. Si tratta di una terra con un clima ostile e difficile da controllare da parte delle autorità.
«Questa non è la prima volta che ci sono scontri tra minatori d'oro nella regione e abbiamo deciso di sospendere tutte le miniere d'oro a Kouri fino a nuovo ordine, sapendo che la stragrande maggioranza di esse è illegale», ha ricordato il ministro della Difesa, precisando che gli scontri sono avvenuti principalmente tra persone provenienti da Mauritania e Libia.
«È una zona ostile, quasi senza legge, è il Far West, ci vanno tutti perché c'è l'oro, quindi ci sono conflitti», aveva detto mercoledì scorso all'Afp il ministro delle Comunicazioni ciadiano, Abderaman Koulamallah.
Scontri sanguinosi tra arabi libici e residenti di Ouaddaï (est) avevano già provocato diverse decine di morti a Kouri nel gennaio 2019. Il Tibesti è storicamente una regione ribelle, culla di numerose ribellioni dall'indipendenza del Ciad avvenuta nel 1960.
Dalla scoperta dei giacimenti d'oro nel 2012, le miniere di questa provincia hanno creato una febbre tra commercianti, migliaia di minatori, soldati e miliziani dell'opposizione ciadiana e sudanese alla ricerca di introiti.