Sono giunti i primi soccorritori internazionali nelle zone più colpite dal sisma. «Ci troviamo davanti a una tragedia»
RABAT - Le squadre di soccorso internazionali stanno cominciando ad arrivare nelle zone più colpite dal terremoto che venerdì ha scosso Marrakech e la regione dell'Atlante in Marocco, provocando almeno 2'862 vittime e 2'562 feriti, secondo l'ultimo bilancio. E diventa sempre più evidente la portata del disastro, mentre i sopravvissuti invocano aiuti dopo la distruzione di interi villaggi.
La squadra spagnola del Servizio di assistenza medica urgente (Samu) di Siviglia, con unità cinofile, è stata la prima ad arrivare nel villaggio di Anerni, di circa 500 abitanti, uno dei più vicini all'epicentro del sisma - nella catena montuosa dell'Alto Atlante, a 80 km a sud-ovest di Marrakech - rimasto isolato per due giorni per i massi caduti sulla strada di accesso. Senza gli aiuti di nessuno, in 48 ore squadre di residenti coordinate da Said hanno estratto con picconi e pale o a mano nude fra le macerie 37 cadaveri, riferisce El Pais.
Fra questi, il padre, la madre e la sorella di I. un bambino di 9 anni, riuscito a salvarsi perché le sue grida sotto le macerie hanno permesso di localizzarlo. Poi le urla si sono trasformate in silenzio e, con il passare delle ore, le squadre dei soccorsi sperano che non sia ormai troppo tardi per sperare di recuperare superstiti.
«È praticamente impossibile riuscire a trovare persone ancora vive», ha spiega to Carlos, dell'equipe del Samu, al quotidiano. «Ci troviamo davanti a una tragedia diffusa sul territorio e si è tardato molto a poter intervenire».
L'impatto peggiore del terremoto si è verificato nella provincia di Al Haouz, dove sono morte quasi 1'500 persone. La regione, come molte altre località gravemente colpite, è a sud del Marocco, e comprende villaggi e insediamenti remoti e difficili da raggiungere per i soccorritori. Testimoni oculari ai piedi delle montagne dell'Atlante hanno segnalato che alcune città sono state completamente distrutte, e quasi tutte le case in un'area del villaggio di Asni sono state danneggiate, riferisce la Cnn.
Interi villaggi distrutti nella provincia di Al Haou. Nel piccolo paesino di Tarouiste, ai piedi della montagna dell'Atlante sopra la città di Amizmiz, nemmeno una delle dodici case è rimasta in piedi e solo la moschea del villaggio non è stata ridotta in macerie, riferisce il Guardian. I sopravvissuti hanno raccontato di essere stati lasciati soli a trasportare i cadaveri di sei abitanti, giù dalla montagna dove sono stati raccolti da auto private, poiché durante tre giorni nessuna ambulanza o aiuto governativo li aveva ancora raggiunti.
«Nessuno è venuto ad aiutarci», ha detto Hassan al-Mati, che ha perduto la madre nel terremoto. «Abbiamo bisogno che i camion vengano ad aiutarci a spostare gli animali morti sepolti tra le macerie. Abbiamo bisogno di tende e cibo. Ci sentiamo come se fossimo stati abbandonati».
La Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc) ha lanciato oggi un appello per raccogliere fondi per circa 100 milioni di euro per sostenere le operazioni di soccorso in Marocco dopo il terribile terremoto.
«Abbiamo bisogno di 100 milioni di franchi svizzeri (105 milioni di euro) per poter rispondere ai bisogni più urgenti», come sanità, acqua, servizi igienico-sanitari, ha dichiarato la direttrice delle operazioni dell'Ifrc, Caroline Holt, durante una conferenza stampa a Ginevra.