Ampliato il protocollo "Liberi di scegliere", volto a spezzare le dinamiche famigliari mafiose
ROMA - Una luce di speranza per i figli delle famiglie mafiose. Nella giornata di ieri è stato ampliato il protocollo "Liberi di scegliere", nato su impulsione del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria al fine di assicurare un'alternativa di vita ai minorenni inseriti in contesti mafiosi e alle donne che si rifiutano di sottomettersi a logiche criminali.
La mossa prevede l'ampliamento degli uffici messi a disposizione dell'organizzazione. Oltre a quelli del distretto di Reggio Calabria e Catania sono stati aggiunti quelli della Corte d'appello di Napoli e Palermo.
Il ministro dell'Interno italiano Matteo Piantedosi ha dichiarato: «Il protocollo è uno strumento fondamentale per realizzare progetti di rieducazione, sostegno e reinserimento sociale in favore di giovani che vivono in contesti di criminalità organizzata». E si muove nell'ottica di «promuovere e sostenere interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto della dispersione scolastica, delle devianze e dipendenze giovanili, della delinquenza minorile». L’obiettivo del protocollo è quello di aiutare i giovani a liberarsi «dalle logiche criminali, spezzando la sudditanza dei vincoli familiari, per costruire condizioni di scelta autonoma e responsabile». La lotta alle mafie si combatte anche così, «rompendo i muri dell’omertà e della complicità. Per aprire nuove strade a generazioni in grado di decidere liberamente che vita vivere».
Finora il protocollo ha messo sotto tutela 150 minorenni e 30 donne, di cui 7 sono diventate collaboratrici o testimoni di giustizia. Partecipano anche due ex boss mafiosi, che si sono mossi per «proteggere i propri figli», ha sottolineato il presidente del Tribunale per i minorenni di Catania Roberto di Bolla.