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SLOVACCHIAIl "piccolo Orbán" e la crepa (filorussa) nella NATO

01.10.23 - 13:25
La vittoria del partito di Robert Fico in Slovacchia segna una probabile spaccatura nel sostegno all'Ucraina. Facciamo il punto
Reuters
Il "piccolo Orbán" e la crepa (filorussa) nella NATO
La vittoria del partito di Robert Fico in Slovacchia segna una probabile spaccatura nel sostegno all'Ucraina. Facciamo il punto

BRATISLAVA - Pochi giorni fa, la CNN pubblicava, senza celare un certo allarmismo, un articolo intitolato: «Un paese della Nato potrebbe presto avere un leader pro Russia». Non una profezia, ma la lettura dei sondaggi - poi concretizzatisi nelle urne - che vedevano in alto il già premier Robert Fico nelle elezioni legislative in Slovacchia.

Fico - che con il 23.4% delle preferenze incassate dal suo partito (SMER) si è ritrovato tra le mani il boccino delle trattative per la formazione di un nuovo governo - non ha mai celato le sue simpatie verso il Cremlino, il sentimento opposto nei confronti degli Stati Uniti e l'avversione per il sostegno alla vicina Ucraina. Il tutto tradotto, in campagna elettorale, in termini più concreti: stop all'invio di armi a Kiev; stop all'adesione dell'Ucraina alla NATO e stop alle sanzioni contro la Russia. Una sequenza di "semafori rossi" che ha sollecitato i radar degli analisti e, soprattutto, messo in allerta le cancellerie occidentali.

Facciamo brevemente un passo indietro. Solo cinque anni fa la (lunga) parabola politica di Fico sembrava al tramonto. Era il mese di marzo del 2018 e l'allora primo ministro, sotto la spinta rabbiosa delle proteste di piazza seguite all'assassinio del giornalista Jan Kuciak - impegnato a fare luce su alcuni casi di corruzione e altre opacità legate all'esecutivo slovacco - e della sua compagna, annunciò le sue dimissioni. Cinque anni e una tempesta perfetta di eventi dopo - su tutti l'instabilità interna, favorita dall'operato del governo guidato da Igor Matovic; l'aumento di tutte le voci di spesa, con l'inflazione e il costo d'energia a prendere a pugni le tasche dei cittadini; senza dimenticare gli strascichi a lungo termine della pandemia di Covid - il suo nome è però tornato in auge. Con la sua retorica aggressiva - e trovando nella disinformazione che orbita il conflitto in corso in Ucraina un prezioso assist - Fico è riuscito a capitalizzare sul malcontento generale.

Il "piccolo Orbán"
Nell'attesa di capire quali saranno i partiti che gli stringeranno la mano per formare un nuovo governo, c'è già chi gli ha affibbiato il "titolo" di Viktor Orbán slovacco. O di «piccolo Orbán», come lo ha descritto, in proiezione, il direttore del quotidiano slovacco Aktuality Peter Bárdy in un'intervista al Corriere della Sera. Ma si va oltre alle semplici similitudini. «Due settimane fa in Slovacchia è esplosa la crisi dei migranti grazie all’aiuto di Orbán che ha aperto i cancelli dove erano reclusi e la frontiera per creare il caso e permettere a Fico di giustificare uno dei punti cardine della sua campagna elettorale. E in passato quando l'Unione europea ha attaccato Orbán, lui lo ha difeso».

Il ministro presidente ungherese «è uno di quei politici europei che non hanno paura di difendere gli interessi dell'Ungheria e degli ungheresi», ha dichiarato nelle scorse settimane Fico all'agenzia Reuters. Certo, i rapporti tra i due non sono sempre stati idilliaci. La storia ha sempre il suo peso. Ma con un orizzonte di riferimento che sta di fronte e non alle spalle, i due hanno formalizzato la ricucitura. Un potenziale "muro" che, al contempo, costituisce una crepa nella compattezza della NATO e, quindi, del sostegno - militare e non - a Kiev.

I timori dall'interno
Questo per quanto concerne le preoccupazioni sovranazionali. Ma alla loro ombra, non va dimenticato, ce ne sono tante altre che prendono forma all'interno dei confini slovacchi. E anche queste sono pane per gli analisti, che hanno già evidenziato il rischio di una svolta autoritaria in Slovacchia, con il mirino del prossimo premier che potrebbe puntare con decisione alle indagini contro la corruzione nel paese. Un altro, probabile, "semaforo rosso" da accendere sulla lista di Fico.

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