Il presidente della Bundesbank ammette che il programma di acquisti della Bce «non può essere la prima linea di difesa»
Sette economisti tedeschi chiedono eurobond per 1000 miliardi di euro
BERLINO - Una recessione in Germania «ora è inevitabile» a causa della diffusione del coronavirus.
Lo ha detto Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e membro del consiglio della Bance centrale europea (Bce), in un'intervista a "Die Welt".
Weidmann ha aggiunto che il programma di acquisti di debito da 750 miliardi lanciato dalla Bce non esaurisce la potenza di fuoco della banca centrale, anche se «questa volta la politica monetaria non può essere la prima linea di difesa».
Sulla decisione della Bce, non unanime sulla possibilità di rimuovere il limite del 33% ai bond di ciascun paese che Francoforte può acquistare, Weidmann ha detto che il consiglio direttivo è stato unanime sulla necessità di agire, «anche se abbiamo avuto differenze su alcuni singoli punti».
Eurobond per 1000 miliardi - Eurobond per 1000 miliardi di euro per fronteggiare lo shock economico del coronavirus, un "whatever it takes" di bilancio, accanto a quello monetario, per «evitare che la crisi del coronavirus diventi una seconda crisi del debito sovrano».
A chiederlo sono sette economisti tedeschi in un articolo sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung: fra loro Peter Bofinger, per 15 anni membro del Consiglio tedesco degli esperti economici, oltre a Jens Südekum, Gabriel Felbermayr, Michael Hüther, Moritz Schularick, Christoph Trebesch e Sebastan Dullien.
«Le misure di bilancio necessarie nel senso di 'qualunque cosa serva' richiederanno fondi molto elevati in tutti i paesi. Tuttavia, gli Stati europei non hanno le stesse possibilità di intervento nei bilanci pubblici», si legge nell'articolo sulla Faz.
E «rispetto alla crisi dell'euro, la politica di bilancio è ora soggetta a condizioni sostanzialmente mutate. In particolare, gli aiuti ora richiesti vanno oltre il requisito della condizionalità, giustificato per le misure negli anni a partire dal 2010».
Nell'editoriale c'è la presa d'atto che i paesi più colpiti - ovvio pensare all'Italia - rischiano di indebitarsi troppo. Dunque servono «obbligazioni comunitarie - 1000 miliardi la cifra proposta, con responsabilità congiunta per non indebitare i singoli - per distribuire i costi della crisi» e «aiutare i paesi più colpiti a non cadere in una crisi di solvibilità senza colpa propria».