Uomo ricco di passione per lo sport e amante della vita, la sua storia ha segnato l'industria italiana dell'auto ma non solo
TORINO - 82 anni di vita straordinaria. Intrisi di lavoro e passione per Fiat, Ferrari e Juventus. E di amore per la propria famiglia, che ha fatto la storia dell'industria dell'auto italiana, senza però risparmiargli drammi e dolori. E ancora, come dimenticare l'eleganza e il glamour nel vestire, con qualche stranezza a renderlo unico. Come l'orologio in bella mostra sul polsino della camicia. Sono davvero tantissime, forse infinite, le curiosità e i ricordi legati alla vita di Gianni Agnelli, per tutti l'Avvocato, che moriva 20 anni fa nella sua Torino.
L'industria dell'auto - Non si può certo commemorare l'Avvocato senza ricordarne la figura di industriale "atipico", maestro nel delegare sapientemente. E cioè quella che guidò la Fiat dello scorso Novecento, passando attraverso l'annessione al gruppo - e conseguente consolidamento del Lingotto - di Alfa Romeo, Lancia e Ferrari. Senza dimenticare i primi successi internazionali con modelli passati alla storia: dalla 124 alla 128, dall'intramontabile Panda alla "mitica" Uno.
I grandi dolori - Oltre alla scomparsa del padre, quando Gianni Agnelli aveva solo 14 anni, sono le morti premature del figlio Edoardo - si parlò di suicidio - e quella del nipote ed erede designato, Giovanni Alberto "Giovannino" Agnelli, a lasciare un dolore indelebile nell'animo dell'Avvocato. La figura controversa del figlio Edoardo, così lontano dall'essere un uomo d'industria e invece così vicino allo studio e alla riservatezza (laureato in Lettere, studioso di storia delle religioni e di filosofia), è sempre stata come un'ombra. Venne descritto come emarginato e solitario ma forse fu solamente troppo fragile. Tanto che il padre Gianni lo mise "da parte" da un punto di vista manageriale, puntando tutto sul nipote Giovanni Alberto, detto Giovannino. Uomo da copertina, astro nascente dell'imprenditoria, con i successi in Piaggio, e anche del gossip dato il suo fascino e il carisma innato, il futuro in Fiat di Giovannino venne però stroncato da un tumore, che lo portò via nel dicembre del 1997, all'età di 33 anni.
Le gioie e la passione nello sport - «La Juventus l'abbiamo sempre avuta. Questo non è un affare; è una passione; una passione soggettiva, che però è condivisa da molta gente». Sono le parole del grande industriale che meglio fanno capire quanto sia stata la passione sportiva quella a lui più cara. E allora è bello ricordarlo sul campo da calcio, a fianco dell'amato Alessandro Del Piero da lui soprannominato "Pinturicchio" per le traiettorie, come pennellate, al pallone. Oppure, sorridente, a colloquio, appoggiato sulla Rossa di Maranello, con il "suo" Michael Schumacher di cui disse: «L’ho sempre considerato il miglior pilota del mondo, anche quando molta gente non lo riteneva tale».