Cerca e trova immobili

SVIZZERAPer Credit Suisse utile in calo del 22% nel 2020

18.02.21 - 11:20
Si fanno sentire gli accantonamenti per cause legali e per rischi di credito legati al Covid-19.
Keystone
Il presidente della direzione, Thomas Gottstein: «In un anno in cui società ed economie sono state confrontate a grandi sfide abbiamo registrato una prestazione operativa forte»
Il presidente della direzione, Thomas Gottstein: «In un anno in cui società ed economie sono state confrontate a grandi sfide abbiamo registrato una prestazione operativa forte»
Fonte Ats
Per Credit Suisse utile in calo del 22% nel 2020
Si fanno sentire gli accantonamenti per cause legali e per rischi di credito legati al Covid-19.

ZURIGO - Nel 2020 Credit Suisse (CS) ha registrato un calo del 22% dell'utile netto a 2,7 miliardi di franchi. A pesare sul risultato, già atteso, sono in particolare gli ingenti accantonamenti per cause legali, i rischi di credito e una forte svalutazione.

I ricavi netti sono rimasti stabili a 22,4 miliardi mentre il risultato ante imposte è crollato del 27% a 3,5 miliardi di franchi, comunica oggi l'istituto.

Nella gestione patrimoniale globale, Credit Suisse ha però attirato 19,4 miliardi di franchi di nuovi capitali. Complessivamente gli afflussi sono pari a 42 miliardi di franchi a fronte di 79 miliardi nel 2019. A fine dicembre i patrimoni amministrati ammontavano a 1'512 miliardi.

L'istituto elvetico, il secondo per importanze, pagherà ai suoi azionisti un dividendo di 0,2926 franchi rispetto agli 0,2776 franchi sborsati nel 2019. L'anno precedente, la banca aveva archiviato l'esercizio con un utile netto di 3,42 miliardi di franchi, in aumento del 69% su base annua, complici anche effetti straordinari.

«In un anno in cui società ed economie sono state confrontate a grandi sfide abbiamo registrato una prestazione operativa forte nella gestione patrimoniale e nella banca d'investimento e abbiamo saputo risolvere questioni del passato», afferma il presidente della direzione, Thomas Gottstein, citato nella nota.

Le iniziative strategiche annunciate in luglio vengono attuate regolarmente: «Nel 2021 e oltre vogliamo accelerare la crescita nella gestione patrimoniale e generare rendimenti durevoli nell'investment banking (...). Al contempo vogliamo spingere la digitalizzazione e l'automatizzazione per ottenere un'efficienza operativa positiva».

La Banca universale svizzera ha realizzato ricavi netti in calo del 5% a 5,6 miliardi di franchi per un utile ante imposte di 2,1 miliardi (-18%). La divisione International Wealth Management ha invece diminuito i ricavi del 17% a 4,8 miliardi, con un utile prima delle imposte dimezzato a 1,1 miliardi. Asia Pacific ha al contrario visto crescere i ricavi del 4% a 3,2 miliardi. L'utile ante imposte è però sceso del 10% a 828 miliardi di franchi. Da parte loro i ricavi del comparto Investment Bank sono aumentati del 18% a 9,7 miliardi di dollari (8,7 miliardi di franchi al cambio attuale) e il risultato prima delle imposte perfino del 70% a 1,8 miliardi.

Quarto trimestre in rosso - La perdita nel quarto trimestre è stata di 353 milioni di franchi, contro un utile di 852 milioni registrato l'anno precedente, indica CS. Il risultato ante imposte è passato in un anno da +1,2 miliardi a -88 milioni.

Con 5,2 miliardi di franchi, i ricavi netti dell'ultimo trimestre sono stati di circa il 16% inferiori a quelli dello stesso periodo dell'anno precedente, sebbene il 2019 fosse segnato da effetti straordinari. Nel complesso, la grande banca si è comportata leggermente meglio di quanto gli analisti si aspettassero.

L'istituto ha tuttavia accantonato 988 milioni di dollari per cause legali dovute alle sue attività sui mutui negli Stati Uniti ai tempi della crisi finanziaria, a cui si aggiunge una rettifica di valore di 414 milioni di dollari sulla quota di minoranza nella gestione di attivi che la banca detiene in York Capital Management, una società d'investimento americana. Entrambe sono state contabilizzate nel quarto trimestre.

Inoltre, a causa dell'emergenza coronavirus, lo scorso anno la grande banca ha effettuato accantonamenti per rischi di credito pari a 1,1 miliardi di franchi, a fronte di 324 milioni l'anno prima.

A fine dicembre il rendimento dei fondi propri (RoTE) si attestava al 6,6% (9,8% a fine settembre). La quota di capitale ponderata per il rischio CET1 è scesa in tre mesi dal 13,0% al 12,9%, mentre la Tier 1 leverage ratio (quota d'indebitamento non ponderata) è salita dal 6,3% al 6,4%.

Nel comunicato si afferma che Credit Suisse ha iniziato «molto bene» il nuovo anno, soprattutto grazie al forte aumento delle attività della clientela nel confronto con un anno fa.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE