Martin Janssen, esperto finanziario, non usa mezze misure e avverte UBS: «No a smembrare e sì a diversificare»
ZURIGO - L'assenza di Credit Suisse si fa già sentire in vari ambiti e per la Svizzera la sua scomparsa rappresenta un importante passo indietro: lo sostiene Martin Janssen, decano degli esperti finanziari elvetici, per oltre 35 anni professore di economia all'Università di Zurigo e presso altri atenei elvetici ed esteri.
Il Credito Svizzero (poi Credit Suisse, CS), «era un faro» ai tempi in cui era studente, ricorda il 76enne in un'intervista pubblicata oggi sul portale Finews.tv. «Tutti volevano lavorare lì, era un'azienda molto attraente e parecchi dipendenti della banca tenevano lezioni all'università».
Negli ultimi dieci anni il declino dell'istituto è stato però evidente ovunque, anche se i dipendenti in prima linea continuavano a fare «un lavoro incredibilmente buono», sia nella gestione patrimoniale che nell'attività con i clienti aziendali, sottolinea lo specialista. La banca non avrebbe però mai potuto sopravvivere con i suoi manager e un «consiglio di amministrazione particolare». «La questione è piuttosto se si sarebbero dovute creare le condizioni per la sopravvivenza della componente elvetica di Credit Suisse».
Secondo Janssen la scomparsa dell'istituto non fa bene alla Svizzera. «Credit Suisse manca ovunque: la piazza finanziaria ha perso la sua attrattiva e le sue competenze e la Svizzera, senza un Credit Suisse sano, sta peggio di prima».
L'esperto esprime anche un giudizio severo sull'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), che a suo dire ha «fallito miseramente». «Dobbiamo finalmente accettare il fatto che non siamo in grado di giudicare il buon andamento di una banca: dovremmo lasciare questo compito al mercato», spiega. Il mercato dispone di molte informazioni per giudicare la qualità di una società, come l'andamento dei credit default swap (CDS) o la volatilità implicita e i prezzi di alcune opzioni. «Dovremmo consentire a queste informazioni di raggiungere il mercato in modo trasparente: ma la Finma lo ha impedito in passato», si è rammaricato.
Ora si tratta di guardare al futuro: secondo l'intervistato i grandi rischi non sono di per sé negativi. «Spero vivamente che UBS si assuma molti rischi importanti e che riesca a gestirli con successo, per poter in tal modo guadagnare: quando i politici dicono di voler minimizzare i rischi di UBS non hanno capito il settore bancario», argomenta. A suo dire bisogna piuttosto creare condizioni quadro ragionevoli per generare un profitto e, in ultima analisi, un maggiore valore aggiunto per la Svizzera. «Una banca attiva a livello internazionale deve essere ben diversificata: sarebbe quindi sbagliato smembrarla e pensare che questo la renda più sicura, chiunque dica questa cosa non ha capito nulla», conclude l'ex professore universitario.