
"The Last Showgirl" è uno sguardo empatico sul potere di seguire i propri sogni, nonostante tutto
SAVOSA - Esce oggi nelle sale ticinesi "The Last Showgirl", film di Gia Coppola con un cast che comprende Pamela Anderson, Jamie Lee Curtis e Dave Bautista.
L'ambientazione è quella dell'industria dell'intrattenimento di Las Vegas. Shelly (Anderson) è una ballerina di uno storico spettacolo, "Le Razzle Dazzle", di quelli con donne seminude, lustrini e piume di struzzo. A scuotere l'esistenza sua e delle colleghe è la notizia della chiusura dello show dopo 38 anni. Notizia che giunge sgradita ma non inaspettata: "Le Razzle Dazzle" è "un dinosauro", un pezzo della storia dell'intrattenimento sopravvissuto da un'epoca precedente.
Il film è lo spaccato di un universo femminile, composto da donne che lottano per difendere il presente e garantirsi un futuro. Shelly, in più, ha il fardello del grande successo del passato. «Mi fotografarono sulla Grande Muraglia cinese, ero davvero speciale. A Las Vegas ci trattavano come stelle del cinema. Le iconiche showgirl americane. Eravamo ambasciatrici di stile e grazia». Parole che, per le giovani colleghe Jodie e Mary-Anne, suonano svuotate e fuori tempo massimo. Non si tratta di difendere la dignità artistica dello show, per loro: è una pura questione di sopravvivenza e, se per ottenere un ingaggio bisogna essere sexy e provocante, non è un dramma. Shelly no, crede nella purezza di ciò che è stato e di quello che ancora è.
Accanto a lei c'è l'amica Annette (Curtis), ex performer ora relegata a servire i clienti di uno dei tanti casinò dello Strip. Shelly le vuole bene ma, nel contempo, non vuole diventare come lei. Nonostante sia nettamente più vecchia delle altre danzatrici cerca di restare attaccata a questa professione con le unghie e con i denti.
"The Last Showgirl" è un film, tra le varie cose, sul tempo che passa. Coppola gira spesso con la camera a mano tra le vestigia e le macerie di una Las Vegas che cambia. L'elemento maschile è raro e, a parte Eddie (Bautista), quasi sempre ostile. È anche uno sguardo sul gap di sensibilità generazionale. La figlia non solo non capisce, ma vede nello spettacolo le ragioni di un'infanzia che ha preso una piega amara.
Coppola riserva grande empatia verso tutte le protagoniste. Il suo è uno sguardo partecipe sulle loro miserie e fallimenti. In fondo Shelly, Annette e tutte le altre sono povere anime che cercano di restare a galla, in un mondo che non fa prigionieri. Shelly è l'incarnazione di una visione naif ma potente della vita: quella che mette al primo posto il perseguimento dei propri sogni, vivere in funzione di essi. Nonostante tutto. «Io amo lo show. I costumi, le scenografie, immergermi in quelle luci, sera dopo sera, sentirmi guardata, sentirmi bella, è potente e non posso immaginare la mia vita senza» dice a un certo punto.
Le storie di Shelly e Pamela s'intrecciano varie volte: il destino della star non più sulla cresta dell'onda e quello della ballerina che deve fare il conto con il passare del tempo. Se Curtis fornisce un'altra prova di alto livello, come ci ha abituati in questa parte di carriera, è Anderson a guadagnarsi grandi elogi. Merito di un'interpretazione incredibilmente sincera, in quello che è decisamente il ruolo della sua vita.