Tessa Prati - Granconsigliera PS / Copresidente PS Lugano
Il prossimo 24 novembre, voteremo in Svizzera su due importanti modifiche al Codice delle obbligazioni che influiranno su chi vive in affitto: una riguarda la sublocazione, l'altra la disdetta per bisogno personale del locatore. Anche se queste modifiche possono sembrare tecniche, potrebbero cambiare le regole del gioco per molti giovani, studenti, lavoratori e famiglie che dipendono fortemente dal mercato dell’affitto per la propria stabilità abitativa.
Di cosa parliamo?
Sublocazione. Oggi, subaffittare una stanza del proprio appartamento è possibile, purché il proprietario sia informato e possa approvare la richiesta. La nuova proposta richiede però che il locatario ottenga un consenso scritto ogni volta che ci sono modifiche al contratto di sublocazione, come un cambio di coinquilino. I proprietari potrebbero rifiutare la richiesta senza motivazioni, aumentando così la propria libertà di negare una sublocazione in modo arbitrario e riducendo la flessibilità degli inquilini.
Bisogno personale. Attualmente, un proprietario può disdire un contratto se ha necessità urgenti di utilizzare l’immobile per sé o per la propria famiglia. La modifica in votazione semplifica questa possibilità, riducendo le tutele per gli inquilini e accelerando il processo di sfratto, senza che il locatore debba dimostrare un’urgenza concreta. Anche i tempi di proroga per l’inquilino verrebbero ridotti.
Impatto sui giovani e le famiglie a basso reddito
Per tanti giovani, studenti e lavoratori con stipendi bassi, la sublocazione è una soluzione essenziale per dividere le spese o per gestire periodi di assenza per studio o lavoro. Chi vive in città come Zurigo o Ginevra, dove i costi d'affitto sono particolarmente alti, sa quanto può essere difficile permettersi un appartamento da soli; e in Ticino, dove i salari sono più bassi rispetto al resto della Svizzera, la sublocazione può diventare un'opzione fondamentale per coprire i costi abitativi. Senza questa possibilità, per esempio in caso di periodo all'estero per studio o esperienza professionale, molti sarebbero costretti a rinunciare al proprio appartamento per ragioni economiche, con lo stress di dover trovare una nuova sistemazione al ritorno.
Anche la modifica sulla disdetta per bisogno personale può colpire direttamente le persone con redditi medio-bassi. La possibilità per il locatore di disdire facilmente un contratto per “bisogno personale” apre infatti alla possibilità di abusi, con proprietari che potrebbero sfruttare la norma per recuperare l'appartamento, non per un reale bisogno, ma per riaffittarlo a un prezzo più alto. Immaginiamo una coppia di giovani professionisti che da anni affitta un appartamento a un prezzo relativamente basso. Il proprietario, vedendo che gli affitti nella zona sono aumentati, potrebbe usare questa nuova legge per dichiarare un “bisogno personale” e disdire il contratto, per poi rimettere l’immobile sul mercato a un prezzo più alto. In un contesto di mercato già difficile, queste dinamiche aumenterebbero la precarietà abitativa, lasciando gli inquilini vulnerabili a disdette strategiche per scopi economici.
Cambiamenti principali in breve
1. Autorizzazione scritta per ogni modifica nella sublocazione: qualsiasi variazione nella durata, nella pigione o nelle condizioni della sublocazione dovrà essere formalmente comunicata al proprietario, aumentando il carico burocratico per gli inquilini.
2. Potere discrezionale del locatore: i proprietari potranno rifiutare le richieste di sublocazione senza dover fornire spiegazioni, limitando la possibilità degli inquilini di contestare rifiuti non giustificati.
3. Riduzione delle tutele sulla disdetta per bisogno personale: ai proprietari viene facilitato il recupero degli appartamenti (già oggi possibile), riducendo la protezione degli inquilini, specialmente per quelli di lunga durata, esposti a sfratti a breve termine.
Perché votare no?
Votare "no" significa proteggere la flessibilità abitativa e il diritto a una stabilità necessaria per chi vive in affitto. In un contesto di crescente crisi, un “no” garantisce a giovani e a famiglie meno agiate la possibilità di organizzare la propria vita senza complicazioni burocratiche, rifiuti arbitrari o timori di disdetta strategica. Insomma, votare “no” significa tutelare l'accessibilità e la sostenibilità a una casa.