Un Triplete con la Primavera della Samp, una promozione con il Bari di Conte e l'avventura in B in Inghilterra: parola a Matteo Lanzoni
«Ricordo che il primo giorno di raduno a Bari Conte ci aveva detto: “Io sono ambizioso e se fra tre anni non sono alla Juve smetto di allenare perché ho fallito”. Balotelli? Grandi qualità ma voglia poca».
COLLINA D'ORO - Sui campi del nostro calcio regionale c'è un giocatore che ha avuto a che fare nientemeno che con Antonio Conte, Antonio Cassano e Mario Balotelli (solo per citarne tre). Lui è Matteo Lanzoni, da sette stagioni difensore del Collina d'Oro in Seconda Lega Interregionale. Un Triplete con la Primavera della Sampdoria, una promozione in Serie A con il Bari di Conte, fino all’avventura in Championship (la Serie B inglese): sono questi i tre passaggi più significativi della scintillante carriera del classe '88. «A dieci anni ho cominciato a giocare nel Como e sono rimasto lì fino al fallimento del club, dopo il quale sono andato alla Sampdoria, società in cui ho avuto la fortuna di vincere il Triplete con la Primavera. Devo dire che è stato mio papà a spingermi in questo mondo ma penso che, come me, non immaginava che avrei fatto tutta questa strada».
Stiamo parlando con un giocatore che ha lavorato nientemeno che con Antonio Conte...
«Esattamente, nel 2008 ho avuto la fortuna di averlo come allenatore a Bari. Era la stagione in cui avevamo ottenuto la promozione, nonostante non fossimo per nulla i favoriti. È stato un grande trascinatore e vi posso assicurare che era lo stesso che si vede oggi. Già a quei tempi da tutti pretendeva più del 100% ed è per questo che nel tempo è rimasto un allenatore di successo. Ricordo che il primo giorno di raduno a Bari ci aveva detto: “Io sono ambizioso e se fra tre anni non sono alla Juve smetto di allenare perché ho fallito”. È stato di parola… Un grande allenatore, un maniacale a livello tattico e una persona molto riservata fuori dal campo».
Stravedeva per te, giusto?
«In occasione delle finali Scudetto con la Primavera, in tribuna c'era proprio lui. Era venuto a vedere gli attaccanti Balotelli e Lepiller, ma un mese dopo ha chiamato me al telefono e mi ha detto: "Ero venuto per due attaccanti, ma ho deciso di prendere te".
...e Balotelli? È davvero un giocherellone?
«Grandi qualità, ma voglia poca. Quando ha voglia è straripante, quando non ha voglia è perfino fastidioso per chi ci gioca insieme».
Cassano, un'altra testa calda...
«Non posso dimenticare una scena. Eravamo in allenamento e stavamo provando la tattica. Antonio chiamava sempre palla, ma in quelle circostanze non gli arrivava mai. Pochi minuti dopo, fra lo stupore generale, ci siamo accorti che era andato a farsi la doccia senza avvisare nessuno».
Parlaci della tua avventura in Inghilterra...
«Diciamo che l’ho vissuta con tanto entusiasmo perché avevo tanta voglia di cambiare aria e perché no riuscire a farmi un nome. Tuttavia, non tutto è stato facile a causa della lingua e dei pochissimi rapporti umani al di fuori del calcio. Essendo da solo è stata abbastanza dura: mi allenavo, giocavo le partite e basta. Ma in generale è un'esperienza che mi ha aiutato a rafforzarmi come persona».
Con lo Yeovil sei arrivato fino alla Serie B inglese...
«Sì, ma al termine della stagione - la prima per me in Inghilterra - siamo retrocessi ed è lì che sono iniziati i problemi con allenatore e società. Il mio contratto sarebbe salito di grado, in base alle presenze, e non mi hanno più fatto giocare proprio per non pagarmi di più. Quello successivo è quindi stato un anno travagliato, mi sono ritrovato ad allenarmi in squadre di categorie inferiori».
Il presente dice Collina d'Oro...
«Sono alla settima stagione qui e puntiamo a migliorare il terzo posto dell'anno scorso. Vogliamo restare nella parte alta della classifica, poi si vedrà. La squadra ha grandi potenzialità per fare bene».
Che effetto fa avere quale presidente un certo Sergio Ermotti?
«È molto presente e partecipa a tutte le partite, sia in casa che in trasferta. Nonostante abbia una miriade di impegni, soprattutto nell’ultimo periodo, non manca mai. È una bella persona, cordiale e capita che si fermi con noi alle cene post-partita. Se hai bisogno di qualcosa ti aiuta e lo fa con il cuore. Quando parla è molto lineare e diretto, vuole subito farti capire quello che vuole dirti».
Oltre al calcio e a lavorare in banca, fai un altro bellissimo "lavoro": quello del papà...
«A livello personale la paternità non mi ha cambiato molto, sono rimasto lo stesso. Chiaramente però adesso le priorità sono cambiate. Che papà sono? Pacifico, cerco di dare l’esempio, che a mio avviso trascina molto di più che mille parole».