Alcuni media deplorano la decisione del Consiglio federale che acuisce ulteriormente la crisi nel settore.
Un editore romando: «La situazione è catastrofica».
BERNA - Alcuni media deplorano il divieto di mettere a disposizione giornali ai clienti di bar e ristoranti che hanno riaperto ieri dopo la chiusura imposta a causa dell'epidemia da coronavirus. Tale misura, che ha quale fine di prevenire la trasmissione della malattia Covid-19, penalizza ulteriormente la stampa scritta, già sofferente.
A denunciare la sparizione dei quotidiani dai locali è Patrick Vallélian, direttore generale di Sept.ch, società editrice del sito sept.info e della rivista-libro Sept mook. «Se non è il colpo di grazia vi assomiglia fortemente», ha comunicato oggi.
Vallélian menziona una «situazione catastrofica per un settore già devastato dal crollo delle entrate pubblicitarie». Tanto più che l'impossibilità di leggere i giornali di uso collettivo nei locali potrebbe durare mesi, nel momento in cui gli editori rispondono positivamente al bisogno della popolazione di essere informata.
«La situazione è spiacevole, rappresenta una doccia fredda», ha spiegato a Keystone-ATS Serge Gumy, caporedattore del quotidiano friburghese La Liberté. Secondo Gumy questa mancanza di entrate prolunga la situazione vissuta da metà marzo e la chiusura di ristoranti e bar.
In un primo tempo i locali pubblici avevano sospeso i loro abbonamenti, indica Gumy, e oggi confermano questa decisione. La misura di protezione dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) attenua così l'effetto positivo derivante dall'aumento del numero di abbonamenti constato dall'inizio della crisi.