Meteo e coronavirus potrebbero essere la causa: il semi-confinamento ha spinto più gente in mezzo alla natura
BERNA - Dall'inizio del 2020 sono 215 i casi di encefalite da zecche registrati dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), ovvero oltre il doppio di quelli osservati un anno fa (97). Meteo e coronavirus potrebbero essere all'origine di questo consistente aumento.
Nelle ultime quattro settimane i casi venuti a galla sono stati 124, contro i 59 del 2019, rivela l'UFSP nel suo bollettino settimanale pubblicato oggi. Il totale fino alla fine di giugno è il secondo valore più alto dal 2000. In generale, il periodo in cui le zecche sono particolarmente attive va da marzo a novembre.
Secondo la Confederazione, è probabile che le condizioni meteorologiche favorevoli e le regole di distanziamento sociale imposte per fronteggiare l'epidemia abbiano spinto più persone del solito a uscire nella natura. Non è inoltre da escludere che le misure di semiconfinamento abbiano impedito ad alcuni di farsi vaccinare.
Il numero di consultazioni in giugno per punture di questi parassiti ha superato quello record del 2018. Dall'inizio dell'anno sono state censite 19'600 visite mediche.
L'UFSP ricorda che è importante vaccinarsi per proteggersi contro la meningoencefalite primaverile-estiva da zecche (FSME), malattia che può anche avere un decorso grave. Ciò è particolarmente raccomandato alle persone dai sei anni in su, che vivono in regioni a rischio.
Un vaccino invece non esiste per quanto riguarda la borreliosi, l'altra malattia trasmessa dalle zecche. È causata da batteri e può essere trattata con antibiotici, ma spesso passa inosservata.