La Svizzera viene accusata di violare il diritto internazionale. Le due sorellastre si trovano in un campo in Siria.
Per le Nazioni unite le bambine non devono subire gli effetti di «essere nate da individui che si presume siano associati a gruppi terroristici».
GINEVRA - La Svizzera, non rimpatriando due ragazzine di 8 e 14 anni dalla Siria, sta violando il diritto internazionale. Lo sostengono 20 esperti delle Nazioni unite, secondo i quali i bambini non dovrebbero subire gli effetti di «essere semplicemente nati da individui che si presume siano associati a gruppi terroristici».
Le due sorellastre si trovano in un campo del nord-est della Siria dopo essere state trascinate nel Paese, circa cinque anni fa, dalla madre che voleva unirsi allo Stato Islamico.
Finora, il Consiglio federale ha sempre respinto un possibile ritorno in Svizzera di persone - o di loro familiari - che hanno deciso di aggregarsi all'ISIS in Siria. I rispettivi papà delle due bambine, entrambi residenti a Ginevra, hanno chiesto alle autorità elvetiche il rimpatrio delle figlie.
La madre era partita per le vacanze nel 2016 portando con sé le due ragazze, ma era poi finita in Siria per raggiungere lo Stato Islamico. Nel 2019 è stata arrestata dalle unità curde delle Forze Democratiche Siriane, insieme alle sue figlie.
Le condizioni di detenzione di queste ultime, dapprima nel campo di al-Hol e in seguito in quello di Roj, sono giudicate "precarie". Secondo gli esperti dell'Onu - fra i quali lo zurighese Nils Melzer, relatore speciale contro la tortura - ciò le "espone a ogni genere di abusi".
Secondo essi, che sono esperti indipendenti e non si esprimono a nome dell'ONU, pure la situazione medica delle sorellastre è preoccupante: ad esempio la 14enne ha numerosi problemi, fra i quali una ferita alla gamba che ha già necessitato di tre operazioni.
Nonostante le continue richieste da parte dell'Onu e della Croce Rossa, la maggior parte dei Paesi occidentali - fra i quali la Confederazione - si oppone al rimpatrio di cittadini partiti per la jihad. Secondo gli esperti, tuttavia in alcuni casi un ricongiungimento familiare deve essere possibile.
«Ragioni di sicurezza» - Il Consiglio federale nel 2019 aveva indicato che circa una ventina di cittadini svizzeri si trovava in Siria o in Iraq per presunti motivi legati al terrorismo. Le autorità si oppongono al rimpatrio attivo di questi individui «per ragioni di sicurezza», pur ammettendo che queste persone avrebbero anche diritto a tornare in Svizzera. In totale, nel nord-est della Siria, diverse migliaia di bambini provenienti da vari paesi si trovano in situazioni simili.