Nel 2021 duecento persone hanno perso la vita e quasi quattromila sono rimaste gravemente ferite in incidenti stradali.
Il 60% di questi ha coinvolto utenti in sella a moto, biciclette o e-bike.
BERNA - L’anno scorso in Svizzera duecento persone hanno perso la vita e 3'933 sono rimaste gravemente ferite a causa d'incidenti stradali. Sebbene il numero dei decessi sia in calo rispetto all'anno precedente (-27 vittime) e le strade svizzere figurino «tra le più sicure al mondo», l'UPI ha rilevato un «preoccupante» aumento dei feriti gravi (+140). «Il continuo calo del numero dei danni gravi alla persona registrato sin dagli anni '70 nella circolazione stradale - sottolinea l'Ufficio prevenzione infortuni - ha subito una battuta d’arresto».
Tre su cinque su due ruote - Una battuta d'arresto che ha come "principali imputati" coloro che si muovono su due ruote. «Nella categoria dei danni gravi alla persona - viene precisato in uno studio sul livello di sicurezza e incidentalità nella circolazione stradale - tre casi su cinque concernono conducenti di motociclette, biciclette tradizionali ed e-bike». Il numero dei danni gravi è addirittura impennato per quanto riguarda i motociclisti tra i 16 e i 17 anni. «Questo potrebbe essere riconducibile - precisa l'UPI - l fatto che dal 2021 questa fascia d’età ha il permesso di guidare una 125 cm³».
Ahi, e-bike - A incrementare il numero dei decessi e dei feriti gravi vi sono da qualche anno anche le biciclette elettriche. L'anno scorso, infatti, ben diciassette e-biker sono morti (e 531 sono rimasti gravemente feriti) sulle strade elvetiche. «Un numero, questo, in costante aumento a differenza di quello che coinvolge biciclette tradizionali».
Sbandamenti ma non solo - Oltre la metà degli incidenti gravi che coinvolgono i ciclisti sono gli sbandamenti o gli incidenti per colpa propria, provocati da disattenzione, distrazione nonché dall'alcol. Sono frequenti anche le collisioni, che nella maggior parte dei casi non sono causate dai chi è in sella alla bicicletta.
«Vulnerabili» - E proprio i ciclisti fanno parte degli utenti della strada più vulnerabili. «Nel nostro lavoro di prevenzione poniamo l’accento su questo gruppo di utenti della strada», sottolinea Mario Cavegn, capo del dipartimento Circolazione stradale presso l’UPI. «Per proteggerli occorrono misure a diversi livelli. Una buona infrastruttura stradale costituisce la base, in quanto aumenta la sicurezza di tutti gli utenti. Anche la tecnologia dei veicoli è un elemento importante. I sistemi di assistenza alla guida aiutano i conducenti in situazioni critiche e questo potenziale va sfruttato meglio in futuro. Se i sistemi prevengono le collisioni, ne traggono vantaggio anche gli utenti della strada più vulnerabili che si spostano in sella a una moto, a una bicicletta tradizionale, a una e-bike o a piedi».
«Tutti facciano la loro parte» - Ma anche gli utenti della strada stessi - conclude Cavegn - devono dare il loro contributo. «Al volante di un’auto, molte persone viaggiano a velocità troppo elevate o si lasciano distrarre e in sella a una bici non ci si rende sufficientemente visibili».