Nei Grigioni sono parecchi a sostenere di essere fuggiti dalla guerra, anche se non parlano né ucraino né russo. Come è successo?
BERNA / COIRA - I passaporti ucraini sono autentici e rilasciati (almeno all’apparenza) dalle stesse autorità statali. Però, la metà circa delle 470 persone con lo statuto di protezione S assegnata al canton Grigioni non parlano né ucraino né russo.
Si tratta, stando a quanto riporta la NZZ, di persone provenienti dall’Europa Orientale e di origine rom. In molti casi, i documenti in questione sarebbero stati acquistati.
La questione riguarderebbe anche altri cantoni: la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) precisa come l’autenticità dei documenti sia sempre controllata.
Com'è successo? In realtà, non è così complicato dimostrare in maniera credibile d’essere stati residenti in Ucraina al momento dello scoppio della guerra. Quindi, in questo senso, si tratta di un abuso non particolarmente difficile da realizzare.
Per quanto riguarda le persone di etnia rom - sebbene esistano vari gruppi distinti e non sia corretto generalizzare (molti, per esempio, sono sedentari) - spesso si portano appresso diversi pregiudizi. Sono considerati difficili da integrare, avendo un tasso di scolarizzazione piuttosto basso e dediti in diversi casi, alla piccola criminalità. Non solo, stando alle testimonianze spesso sono dei pessimi inquilini: lasciano gli appartamenti sporchi e devastati.
Questo ulteriore problema legato allo statuto speciale S, ha riattivato la politica. Beni Würth (Il Centro), componente del Consiglio degli Stati, sta facendo pressione sul Governo: la sua volontà è modificare il suddetto, attraverso una mozione, tornando all’applicazione del trattato di Dublino.
Inoltre, secondo gli esperti, si può presumere che la guerra in Ucraina continuerà per mesi o anni, ma che le linee del fronte non cambieranno più in modo significativo o, al massimo, solo molto lentamente.
In altre parole, la questione del rinnovo dello status di protezione sta ritornando estremamente urgente.