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ZURIGODomestiche come schiave, nella cella sadomaso. Coppia zurighese a processo

17.09.24 - 11:52
Lui 46enne, informatico, lei 32enne di origini filippine accusati di aver imprigionato, e sfruttato, due donne straniere. Oggi il processo.
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Fonte Blick
Domestiche come schiave, nella cella sadomaso. Coppia zurighese a processo
Lui 46enne, informatico, lei 32enne di origini filippine accusati di aver imprigionato, e sfruttato, due donne straniere. Oggi il processo.

ZURIGO - Un sito web per promuovere una fittizia scuola alberghiera che poi finiva per rivelarsi una vera e propria trappola.

Era questo l'amo ideato da un tecnico informatico 46enne residente nel canton Zurigo, oggi davanti al giudice con la moglie filippina 32enne per aver imprigionato e seviziato due persone, una 22enne, anche lei filippina e una 30enne brasiliana.

L'uomo, che sul web usava dei nomi falsi, si fingeva direttore della International Maids School con sede nella campagna zurighese. Oltre ai corsi, l'inesistente istituto situato in una lussuosa villa con piscina, prometteva anche diversi extra (corsi di lingua, di cucina e disbrigo delle pratiche per il permesso di soggiorno).

La realtà dei fatti era ben diversa, con turni di lavoro massacranti, la necessità di indossare un collare e altri ammennicoli sadomaso («è un requisito fondamentale per la scuola») e il poco tempo libero da trascorrere incatenate all'interno di una prigione di cemento, legno e metallo di 2 metri quadrati. Niente bagno, solo un secchio, e la sorveglianza costante attraverso una telecamera a circuito chiuso.

Vestita da “maid” per lavorare
Intimo e calze bianche e un costume da cameriera, come nei cartoni animati giapponesi. Questa era la divisa da indossare durante il lavoro in casa: «Così sapevamo quando era in servizio», ha spiegato l'imputato alla corte. La componente sessuale della prigionia «è evidente», ha ribadito il giudice durante il procedimento. Dal canto suo, il 46enne ha ammesso tutti i fatti ribadendo però: «Che tutte le pratiche a cui sono state sottoposte erano contenute nel contratto che loro hanno firmato», per quanto riguarda le telecamere nella gabbia - invece - erano «semplici misure di sicurezza».

La prima vittima della coppia, la 22enne trascorrerà bloccata in questa situazione da incubo 10 mesi (da luglio 2018 ad aprile 2019) dopodiché riuscirà a darsi alla fuga.

La giovane aspirante tata ha raccontato che, oltre al lavoro, le venivano somministrati regolarmente dei "test" se riusciva a superarli veniva ricompensata, con visite allo zoo oppure pranzi al ristorante.

A giugno dello stesso anno l'uomo è riuscito a ingannare la sua seconda vittima, la 30enne brasiliana, che però è stata liberata dalla polizia già a luglio in seguito alla denuncia della 22enne.

«Preoccupato da una possibile condanna»
L'uomo durante il processo si è detto «preoccupato» di perdere il suo lavoro di responsabile IT che gli frutta 150mila franchi all'anno, spiega che «nel mio settore è impossibile trovare lavoro con dei procedimenti penali», agiungendo: «È vero che guadagno bene, ma ho anche molti debiti soprattutto con il fisco. Questo processo mi sta costando moltissimo». Il 46enne ha già versato 16mila franchi di risarcimenti alle due vittime. Queste venivano pagate 800 franchi al mese per «molto più di 45 ore settimanali».

L'uomo è reo confesso - e in detenzione preventiva da 5 mesi - e il procedimento si terrà nella forma del rito abbreviato. I capi d'imputazione sono tratta di esseri umani e sequestro di persona.

La richiesta di pena del ministero pubblico è di 36 mesi di carcere, 9 da scontare, e un periodo di terapia. La moglie, che non ha trovato un accordo con la Procura, rischia 10 anni sospesi con la condizionale e l'espulsione dal Paese.

La moglie in lacrime: «Ero convinta che la scuola esistesse»
All'inizio dell'interrogatorio la 32enne filippina non ha più retto, ed è scoppiata in lacrime: «La ragazza (la 22enne, ndr.) non mi ha mai detto che non volesse essere legata, loro non hanno mai pianto e pensavo non fosse un problema». La prima vittima, lei, l'ha conosciuta solo quando il marito l'ha portata a casa: «So che era in trattativa con diverse donne, non sapevo molto ma mi fidavo di lui. Io ero convinta che la International Maids School esistesse... Non so come si fanno le cose in Svizzera, pensavo che qui le scuole fossero davvero così e che la prigionia facesse parte dell'insegnamento».

La sentenza, conferma la corte, verrà data il 18 settembre.

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