E coperti da Berna (ovvero dai contribuenti). L'azienda ribadisce «il carattere integrativo» dei suoi programmi
ZURIGO - Non solo alloggio, vitto, bollette del telefono, cassa malati e assicurazioni. La Confederazione si accolla anche il canone radiotelevisivo emesso dalla Serafe per le 57'871 persone rifugiate in Svizzera.
Serafe non risparmia nemmeno i richiedenti l'asilo - Lo scrive il Blick che cita un recente reportage di Klein Report, il magazine dell'Associazione mantello delle professioni legate alla comunicazione. Questo conferma come anche gli individui richiedenti l'asilo in Svizzera sono tenuti per legge a pagare i 335 franchi annuali (o 670 per le collettività) - così come tocca agli svizzeri - se sono in possesso di un dispositivo in grado di riprodurre contenuti multimediali. Ovvero, anche per loro, basta lo smartphone.
A coprire le spese sarà poi il contribuente, attraverso Berna. Questo perché ad accollarsi le stesse non sono certo loro, né i comuni. Come confermato dalla Segreteria di stato della migrazione (Sem), i soldi per il canone fanno parte della cifra forfettaria del per il minimo esistenziale che viene data ai richiedenti, siano essi ucraini, mediorientali o nordafricani.
Milioni di franchi - L'ammontare esatto di quanto incassi la SRG/SSR dalle persone richiedenti, la stima (cauta) di Klein Report è nell'ordine dei milioni di franchi.
Interpellata, la Radiotelevisione svizzera ribadisce «il carattere integrativo» dei suoi programmi. «Grazie ai sottotitoli, anche le persone di lingua straniera che vivono in Svizzera possono guardare i programmi televisivi», spiega l'emittente.