La madre della piccola: «Avevo paura fosse morta». Il titolare: «La colpa è del padre». Verdetto fra pochi giorni.
NYON - Lesioni personali gravi causate da negligenza. È l’accusa nei confronti del gestore tirolese di un parco divertimenti finito a processo a Nyon.
I fatti - La ricostruzione di quanto accaduto è stata riportata da 24 Heures. Una bambina di 7 anni e la sorella più piccola erano salite su un’attrazione composta da un cavo lungo 440 metri sospeso a un’altezza di 7 metri dal suolo. Le due, assicurate dal padre al cavo tramite un moschettone, così come spiegato da un dipendente del parco giochi, hanno percorso 60 metri. Poi, l’imbracatura si è aperta e la sorella più grande è caduta nel vuoto.
La testimonianza della madre - «Non ho capito subito quello che era successo», ha spiegato la madre, che ha assistito alla scena. «Ho sentito la gente urlare e dire che qualcuno era caduto. Poi ho capito che si riferivano a mia figlia. Avevo paura fosse morta».
Gravi lesioni - La bambina è rimasta gravemente ferita. Non solo, a causa dei traumi subiti alla testa e alle gambe, ha dovuto affrontare una lunghissima riabilitazione durata un anno. Oggi, la piccola è quasi miracolosamente tornata a camminare. «Siamo ancora terribilmente scioccati - aggiunge - ancora non ci capacitiamo di come possa essere successo un incidente del genere».
Il moschettone - Secondo l’avvocato dei genitori, il gestore del parco divertimenti avrebbe violato diverse norme di sicurezza. In particolare, ha posto l’attenzione sul moschettone usato per quell’attrazione. E, da questo punto di vista, l’accusa ha sottolineato, forte dell'opinione dell’esperto dell’ Ufficio prevenzione infortuni, la mancanza di un dispositivo di bloccaggio. Un requisito, però, contestato dalla difesa.
La difesa - Il titolare, dal canto suo, ha sottolineato come, dal 2008, anno in cui ha cominciato a gestire il posto, non si sia verificato nessun incidente. «Abbiamo effettuato diversi test e non è mai successo nulla. Mi spiace molto per l’incidente, ma non è colpa mia. Non c’è stata nessuna negligenza. Proprio tre mesi prima abbiamo fatto un’ispezione sull'attrazione contestata, e non è stato rilevato nessun problema».
«È colpa del padre» - Per il 60enne, il dito dovrebbe essere puntato contro il padre della bambina, il quale non avrebbe, secondo la difesa, assicurato al meglio le sue due figlie. L’accusa ha chiesto due mesi (sospesi) e una multa di 600 franchi. La sentenza sarà pronunciata fra qualche giorno.