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CANTONE“Ci vogliono vietare le lingue nazionaliâ€

10.03.15 - 17:34
L’inglese diventa lingua ufficiale di ricerca nelle scienze politiche. La rabbia degli oppositori: “Pagano i cittadiniâ€. Intanto c’è chi invita alla calma
“Ci vogliono vietare le lingue nazionaliâ€
L’inglese diventa lingua ufficiale di ricerca nelle scienze politiche. La rabbia degli oppositori: “Pagano i cittadiniâ€. Intanto c’è chi invita alla calma

BELLINZONA - “Non possiamo sottovalutare questa situazione. Ci vogliono vietare le lingue nazionaliâ€. Parole dure quelle del politologo Nenad Stojanovic. Ce l’ha con il Fondo nazionale di ricerca che ha deciso di imporre l’inglese quale lingua di ricerca nelle scienze politiche e necessaria per inoltrare un progetto. E ce l’ha con il Consiglio federale, ‘reo’ di non essersi opposto a una simile scelta. A sollevare il polverone era stato di recente il consigliere nazionale Ignazio Cassis, evidenziando come simili progetti di ricerca siano pagati con i soldi dei contribuenti. “Le motivazioni del Governo - tuona Cassis - sono pretestuose e difficilmente spiegabili alla popolazione che li finanziaâ€.  

Imposizione dolorosa - Una discussione apparentemente di nicchia sta assumendo una portata nazionale. Lo dimostra anche la petizione partita dalla Romandia (http://languefns.wesign.it/fr ) e capace di raccogliere parecchie adesioni in poco tempo. “Il Fondo nazionale - riprende  Stojanovic - vuole imporci l’inglese come unica lingua possibile per avviare un progetto di ricerca. Questo è sintomatico e intollerabile. Se io voglio fare una ricerca sulla democrazia in Svizzera, perché lo devo fare necessariamente in inglese? Questa imposizione fa maleâ€.

Respiro internazionale - I sostenitori del plurilinguismo gridano allo scandalo. Mauro Dell’Ambrogio, segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, invita però tutti alla calma. “Non è una questione di principio. Bensì di funzionalità, per potere restare in un contesto internazionaleâ€. E aggiunge: “Più che una decisione, è una tendenza. Diversi esperti internazionali valutano i progetti sottoposti al Fondo nazionale. Nelle scienze naturali e tecniche le domande sono da tempo redatte in inglese. Nelle scienze sociali l'80% pure, e quindi si pone la questione di adeguare alla situazione pure il 20% restante. Questo per evitare malintesi nelle traduzioni. Nelle scienze umane restano invece preminenti le lingue nazionaliâ€.

Tutti alla pari - Tra i fans dell’inglese c’è anche Fabrizio Gilardi, professore di scienze politiche all’Università di Zurigo. “La lingua di ricerca è una cosa. La lingua di divulgazione è un’altra. L’inglese può diventare una lingua franca anche a sostegno delle minoranze. Chi mai dal Ticino oserebbe proporre un progetto di ricerca in italiano? L’inglese mette tutti alla pari. Le ricerche sono finanziate con i soldi dei contribuenti? Bene. E dunque bisogna garantire il livello più alto possibile. Cosa che l’inglese fa. Poi, ovviamente, la divulgazione dei dati è giusto farla nelle lingue nazionali. Questo, però, è un altro discorsoâ€. Patrick Mancini   

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