Lanciata ufficialmente nella Svizzera italiana la campagna per il “sì” al divieto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale
BELLINZONA - Coppie omosessuali aggredite perché si tengono per mano o si scambiano un bacio. Oppure insultate gratuitamente sui social. Episodi come questi sono più volte venuti agli onori della cronaca, anche nelle ultime settimane. Tra questi c’è la recente aggressione avvenuta nella notte di San Silvestro a Zurigo, in cui quattro giovani hanno preso di mira due gay.
Ma succede pure in Ticino. Anche qui si parla di aggressioni o insulti che si verificano fuori dalle discoteche o per strada. «Da noi non esiste una statistica specifica, ma la percezione è che ci sia un netto aumento del fenomeno» ha denunciato Joana Bienert, membro del coordinamento dell’associazione LGBT+ Imbarco Immediato, intervenuta oggi al lancio nella Svizzera italiana della campagna per il “sì” al rafforzamento della norma antirazzismo.
La modifica legislativa, su cui i cittadini sono chiamati a esprimersi il prossimo 9 febbraio, è volta a vietare la discriminazione su base dell’orientamento sessuale, come già avviene per quelle determinate da motivi religiosi, razziali o culturali.
L’odio corre sui social - «C’è un odio generalizzato a cui bisogna porre un freno» ha affermato ancora Bienert, sottolineando che in particolare sui social si assiste «a uno sdoganamento degli insulti gratuiti». E si tratta di parole scritte di cui non va sottovalutato il potere, ha aggiunto Sarah Rusconi di Amnesty International Svizzera: «È una tendenza pericolosa: chi semina parole di odio vedrà, a breve o a lungo termine, le sue parole diventare atti pesanti».
La Svizzera è ancora un caso particolare, ricorda Rusconi. «E c’è da preoccuparsi». Nella maggior parte dei paesi europei, «l’incitamento all’odio e alla discriminazione nei confronti di lesbiche, gay e bisessuali è da tempo un reato penale. Non lo è però nel nostro paese». Ed è anche per questo motivo che nella classifica dell’Associazione internazionale delle persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali, la Svizzera è passata dal 22esimo al 27esimo posto, tra Slovacchia e Kosovo.
Amnesty International sostiene la proposta di estendere la norma penale antirazzismo alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale, in quanto «gli incitamenti pubblici all’odio e alla discriminazione violano i diritti fondamentali degli interessati» ha detto ancora Rusconi.
Un dibattito senza umiliazioni - Anche il granconsigliere PPD Giorgio Fonio ha sottolineato il sostegno al rafforzamento della norma penale: «Nella società il dibattito sta scadendo su tutta una serie di temi, dalla migrazione alle minoranze». E ha ricordato che si tratta di una modifica legislativa sostenuta a Berna da un’ampia maggioranza parlamentare. «Votata anche dal mio partito a livello nazionale, che dimostra in maniera insindacabile come anche coloro che su alcuni temi sensibili alle rivendicazioni della comunità LGBT+ assumono talvolta posizioni distanti e contrastanti ritengono senza dubbi come il rispetto e la dignità della persona debbano essere tutelati».
I contrari, promotori del referendum, ritengono che la modifica di legge limiterà la libertà di espressione (vedi box). «Non è vero - ha detto Fonio - in futuro non sarà proibito assumere posizioni contrarie e critiche a determinate tematiche relative alle rivendicazioni LGBT+, ma sarà imperativo farlo senza insultare, umiliare, offendere e denigrare le persone».
Fonio ha infine parlato pure nella sua veste di sindacalista, ricordando che «questa legge ha un forte valore anche per i lavoratori, perché andrà a tutelare per esempio gli omosessuali discriminati sul posto di lavoro».
I contrari: «Una legge che minaccia la libertà di espressione»
Contro l’estensione della norma antirazzismo alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale è stato lanciato un referendum. Il prossimo 9 febbraio saranno quindi i cittadini a esprimersi sulla proposta.
Per i contrari, si tratta di una legge «che minaccia la libertà di espressione». E le norme attuali sarebbero già sufficienti: «In Svizzera l’odio e la discriminazione sono giustamente condannati: chi insulta o degrada pubblicamente persone a causa di determinate caratteristiche, subisce la riprovazione della società ed è punito dal diritto penale».
I promotori del referendum sottolineano inoltre che «le persone omosessuali sono da tempo membri della società a pieno titolo». E parlano di degradazione «per legge a una minoranza presunta debole e bisognosa di protezione».