Quanto è diventato pericoloso per gli omosessuali uscire nella Città sulla Limmat? Ne abbiamo parlato con loro e con chi li vessa: «Spesso sono persone originarie dei Balcani»
ZURIGO - Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le segnalazioni di coppie gay picchiate per strada a Zurigo, ma quanto è diventato pericoloso per gli uomini omosessuali uscire la sera nella città sulla Limmat? Da dove arriva la rabbia di cui sono oggetto? Venerdì sera 20 Minuten è uscito in cerca di risposte.
«Essere insultati fa parte della quotidianità» - Davanti al club gay Heaven di Niederdorf abbiamo incontrato Marko, 23 anni, e il suo amico Simon, 21. Solo poche settimane fa sono stati malmenati a Central: «Volevamo scappare, ma era già troppo tardi. Ci chiamavano “froci” e ci picchiavano», raccontano. «Ho rimediato un occhio nero e delle contusioni, Simon una commozione cerebrale e delle costole rotte», specifica Marko.
Gli insulti e gli attacchi, assicurano, sono aumentati ultimamente: «Ormai fa parte della quotidianità di un uomo gay essere insultato, vedersi fare lo sgambetto o sputare addosso», lamenta Simon. «Oggi noi gay dobbiamo avere più paura di qualche anno fa», aggiunge. L’atmosfera nella scena gay della Città sulla Limmat, un tempo rilassata, è diventata tesa, non da ultimo a causa della brutale aggressione di una coppia gay a Capodanno (leggi qui).
«Dietro le aggressioni ci sono spesso persone originarie dei Balcani» - Ma chi c’è dietro gli attacchi? «Spesso sono uomini tra i 20 e i 30 anni che girano in gruppo e hanno bevuto troppo», spiega Marko. «Benché anche molti svizzeri siano omofobi, si tratta spesso di persone originarie dei Balcani o di qualche altro posto all’estero», afferma il 23enne, egli stesso originario della Serbia.
Anche Ramon, 22enne di Möhlin (AG) che è già stato a sua volta picchiato in passato, si vede costretto a confermare: «Mi dispiace doverlo dire, ma anche nel mio caso si trattava principalmente di persone con una seconda nazionalità», ammette. Prima chiedono se si è gay, «poi arriva la molestia o il pugno», afferma. Il 22enne confessa di fare ormai attenzione a come si veste prima di uscire, per non attirare troppo l’attenzione.
«I gay possono essere curati con un po' di botte» - Altro luogo, altri interlocutori, alle 2.30 in centro città facciamo la conoscenza di Luca*: «Essere gay è una malattia, è contronatura. C’è qualcosa che non funziona nella testa», sostiene il 18enne di origine serba. La «malattia», però, è a suo avviso curabile: «I gay possono essere curati con un po' di botte», afferma. Nel suo gruppo di amici è normale picchiare uomini omosessuali: «Se dei gay si baciano in pubblico devono calcolare di poter essere pestati. La colpa è loro», sentenzia il 18enne, che assicura però di non aver ancora malmenato nessuno per questo motivo.
Davanti a un altro club parliamo con Ivan, 19 anni: «Essere gay è un difetto nel cervello. Non si può curare», dichiara. In fondo si parla di “Adamo ed Eva”, non di “Harald e Peter”, sottolinea. Agli uomini veri piace leccare le parti intime delle donne, è sempre stato così, fa notare con un linguaggio in realtà ancora più esplicito.
Niente contro i gay, ma è meglio che gli amici non lo sappiano - Roberto* è invece dell’idea che i gay siano «persone assolutamente normali», ma, siccome nel suo ambiente una grossa maggioranza della gente li odia, vuole rimanere anonimo: «Gli omosessuali dovrebbero poter vivere la propria vita come credono. Alla fine sono anche loro persone in carne e ossa», sostiene.
Anche per Martin, svizzero dalla nascita, essere gay è una «malattia»: «Come l'Aids» - Tuttavia non sono solo i giovani stranieri ad avere un problema con gli omosessuali. Anche Martin, 21 anni e svizzero dalla nascita, trova che essere gay sia una malattia: «È come l’aids, solo che non è curabile», afferma. Nemmeno lui si sottrarrebbe al pestaggio di un omosessuale. Perché? «Se un gay mi abborda è una provocazione», spiega.
*Nomi di fantasia