La filiale luganese ha lasciato a casa 12 persone. La situazione è sotto la lente dell'OCST
Lo scenario dei "licenziamenti collettivi" preoccupa il sindacato. A inizio gennaio la catena aveva annunciato un'importante riorganizzazione.
LUGANO - I nuovi licenziamenti annunciati da Manor a Lugano fanno discutere e preoccupano. Nei giorni scorsi - come confermato ieri a tio/20minuti dal responsabile stampa della catena Andreas Richters - sono stati lasciati a casa 12 dipendenti (per un totale di 5 posti a tempo pieno). E fra questi ci sarebbero anche persone oltre i 60 anni.
La situazione è sotto la lente dei sindacati, come ci conferma al telefono Giorgio Fonio, sindacalista OCST: «Siamo evidentemente preoccupati e stiamo raccogliendo tutte le informazioni. Da quello che abbiamo potuto constatare fino a ora è che vi potrebbero essere anche persone vicine all’età del pensionamento che lavorano nel gruppo da molti anni, lasciate a casa, senza aver previsto un piano sociale rispettoso della dignità di un lavoratore prossimo alla pensione.»
Scenario «preoccupante» - Quelli luganesi sono solo gli ultimi tagli annunciati in Ticino da Manor, che negli ultimi mesi aveva già cancellato una trentina di posti di lavoro a sud delle Alpi, toccando anche le sedi di Vezia, Biasca e Sant’Antonino.
Uno scenario, quello dei licenziamenti collettivi, che preoccupa l’OCST: «Secondo noi bisogna imperativamente capire se questa situazione è regolare oppure no. Non vorremmo che la centrale svizzero tedesca, con la “salamitaktik”, voglia in qualche modo eludere la procedura da applicare in caso di licenziamenti collettivi», sottolinea Fonio.
E la questione non tocca solo il nostro Cantone. A inizio gennaio, il colosso della distribuzione aveva annunciato un'importante riorganizzazione che metteva a rischio un'ottantina di posti di lavoro a livello nazionale, tra impiegati e quadri.