Tassisti e altri indipendenti restano senza aiuto economico: con le attuali restrizioni non sarebbe giustificato
BELLINZONA - «Vogliono farci passare un bruttissimo Natale». Così l'Associazione Taxi Ticino Uniti, una delle categorie professionali che proprio negli scorsi giorni si è vista improvvisamente tagliare la cosiddetta IPG Corona, l'aiuto finanziario ai lavoratori indipendenti istituito dalla Confederazione per attenuare le ripercussioni economiche dovute alla pandemia. Un contributo che veniva ormai versato da mesi, ma che di recente è stato negato ai tassisti e ad altri indipendenti, come commercianti e meccanici.
Solo per attività limitate dalle restrizioni - Il motivo? La situazione è cambiata e pertanto per determinate categorie professionali l'indennità per perdita di guadagno (IPG) in questione non si giustifica più. Il lavoratore indipendente ha infatti diritto all'aiuto soltanto se la sua attività è limitata per cause direttamente collegate alle misure attuate per combattere il coronavirus. Alla fine di agosto, l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha però comunicato alle casse cantonali di compensazione che attualmente quasi tutte le misure restrittive sono state abolite. E le ha quindi invitate a prestare particolare attenzione alle motivazioni indicate dagli assicurati.
Ecco dunque che le richieste inoltrate dagli indipendenti sono finite ulteriormente sotto la lente delle autorità, portando a una serie di risposte negative, in tutta la Svizzera. E quindi anche in Ticino. «La necessità di giustificare il motivo della richiesta dell'IPG non è nuova e deve essere verificata ogni mese da tutte le casse, visto che la situazione è in costante evoluzione» ci dice Sergio Montorfani, direttore dell'Istituto assicurazioni sociali (IAS).
Il contributo non viene comunque negato a priori a chi giustifica la richiesta in maniera insufficiente, «ma viene data la possibilità di motivare in maniera precisa quale delle prescrizioni imposte dall'autorità sta limitando considerevolmente l'attività lucrativa» sottolinea. «Le richieste vengono valutate a una a una».
Senza aiuto, «da un giorno all'altro» - Fatto sta che per alcuni lavoratori indipendenti, sentiti da tio/20minuti, il taglio dell'indennità sarebbe giunto all'improvviso. «All'inizio del mese - ci dice uno di loro - ho presentato la mia richiesta per il salario di ottobre, e quasi alla fine di novembre vengo a sapere che non riceverò alcun aiuto, quindi nemmeno per novembre che ormai è agli sgoccioli». Una situazione, questa, che metterebbe in ulteriori difficoltà finanziarie gli assicurati interessati.
«La comunicazione dell'autorità federale è stata distribuita alle casse di compensazione il 17 settembre 2021, con validità dal 1. settembre 2021» afferma Montorfani, spiegando che non è quindi stato possibile organizzare in tempi brevi una valutazione più minuziosa delle motivazioni per l'ottenimento dell'IPG Corona per il mese di settembre. «Cosa che invece è stata fatta per le richieste che ci sono pervenute dal mese di ottobre 2021». Lo IAS si è inoltre coordinato con le altre casse di compensazione «per garantire una parità di trattamento a livello svizzero».
Tra limitazioni e mascherina - Quali sono dunque i settori che con gli attuali provvedimenti anti-Covid hanno ancora diritto all'IPG Corona? Come detto, le misure in vigore devono causare la perdita di guadagno. «Il nesso causale diretto o indiretto deve essere preciso e comprovabile, per esempio il dover limitare il numero di persone per tavolo in un ristorante può essere motivo di minor affluenza, mentre la paura del Covid da parte dei potenziali clienti non può giustificare un'importante limitazione dell'attività lucrativa» osserva Montorfani, che aggiunge: «Neppure una situazione economica tesa (generale o settoriale) può essere attribuita tout court alle misure decise dall'autorità per combattere il coronavirus».
Altre misure quali indossare la mascherina e le regole di distanziamento fisico, come singole misure, non possono avere un impatto significativo sul calo del fatturato di un'azienda, «a eccezione di alcuni casi speciali, come per esempio la vendita di rossetti» dice ancora Montorfani. «Mentre in un salone di parrucchiere l'obbligo d'indossare la mascherina non è generalmente una restrizione decisiva per l'attività». Ogni richiesta - ribadisce - viene comunque valutata caso per caso in base alle spiegazioni fornite dai richiedenti.