C'è malumore fra gli studenti dell'USI per la procedura scelta in vista della prossima sessione di esami.
Nonostante la situazione epidemiologica, si terranno in presenza. Una decisione incomprensibile per gli studenti, che puntano il dito anche sulle direttive in caso di quarantena. «Coerenti con il resto del semestre e con le direttive da Berna», spiega il Prorettore Lorenzo Cantoni.
LUGANO - «La procedura scelta per la prossima sessione è illogica, incomprensibile, ingiustificata, potenzialmente discriminatoria e non degna di un istituto universitario». Sono delusi alcuni studenti dell'USI (ma anche parte del corpo professorale) per la decisione di tenere in presenza, con la regola delle 3G, la sessione invernale degli esami (in programma dal 10 gennaio al 4 febbraio). Al contrario ad esempio della sessione dello scorso mese di giugno, con esami a distanza nonostante una situazione epidemiologica decisamente migliore di quella odierna.
Coerenza con il semestre e con le direttive - La modalità, spiega il Prorettore per la formazione e la vita universitaria Lorenzo Cantoni, è stata decisa e comunicata lo scorso 28 ottobre «ed è coerente con lo svolgimento del semestre, che è stato tutto in presenza». Al contrario, fare un cambiamento all’ultimo minuto, senza un'imposizione da parte del Consiglio Federale (che non ha mai messo in discussione che a gennaio 2022 gli esami si potessero fare in presenza) «avrebbe comportato numerosi problemi a studenti e a docenti», aggiunge.
Problemi con internet e coi vicini - Anche perché, fa notare ancora Cantoni, benché si siano messi in atto tutti gli accorgimenti opportuni per evitare problemi «e siamo convinti di esserci riusciti», la modalità online comporta una serie di problematiche per gli studenti: «Alcuni ci hanno raccontato di essere stati disturbati dai vicini di casa o dagli stessi famigliari, altri hanno avuto problemi con la connessione internet. Con gli esami in presenza, invece, tutti hanno lo stesso contesto operativo».
«Non siamo un take away» - Proprio per questo motivo, anche la possibilità di prevedere una sessione con entrambe le modalità (a distanza e in presenza) avrebbe comportato numerosi problemi organizzativi e numerosi punti di domanda rispetto alla parità di trattamento. «Gli esami universitari non sono un take away dove ciascuno sceglie quello che gli piace di più - illustra il Prorettore -. Rilasciando un titolo accademico, l’Università si assume una grande responsabilità sociale: cerchiamo dunque di fare le cose nel modo più serio e coscienzioso possibile».
Nessuna penalità per chi finisce in quarantena - Oltre ai dubbi sul riunire molte persone in un unico spazio chiuso, un altro problema riscontrato da parte del corpo studentesco risiede nelle direttive in caso di quarantena per positività al Covid-19 o dopo essere entrati in contatto con qualcuno di positivo. Sull’informativa inviata a tutti gli studenti viene infatti precisato che chi fosse posto in quarantena può ritirarsi da un esame fino all’ultimo momento, senza essere penalizzato quanto al numero di possibilità di sottoporsi all’esame.
Le conseguenze però ci sono - Tutto bene, verrebbe da dire. E invece no, perché al termine della sessione, qualora in un esame venisse registrata «una percentuale importante» di assenze dovute al Covid-19, il Prorettore per la formazione e la vita universitaria, d’accordo con le Facoltà, definirà le modalità di recupero prima della sessione straordinaria (prevista in settembre). In caso contrario, chi dovesse essere positivo dovrà rimandare i propri esami alla sessione straordinaria, estendendo in caso di semestre conclusivo di oltre sei mesi il suo percorso universitario (con tutti i costi che l'estensione consegue).
«Il nostro futuro non dipende da noi» - L'eventualità di un recupero prima della sessione «in caso di percentuale importante» viene però giudicata da molti «totalmente discriminatoria e ingiustificata». Perché è sopportabile che un paio di studenti debbano concludere il percorso accademico in ritardo mentre se dovessero essere di più no? È la domanda che aleggia fra le aule di studio. In altre parole, il futuro degli studenti dipenderebbe da una non meglio precisata percentuale.
Si naviga a vista in attesa di chiarezza - «Purtroppo ci troviamo in un contesto molto particolare e stiamo riflettendo su diversi scenari possibili. Ma non possiamo definirli nel dettaglio finché non abbiamo i numeri di chi non potrà sostenere gli esami per cause legate al Covid19», è la risposta che fornisce l’USI. Aggiungendo che è previsto un aggiornamento da parte del Consiglio Federale nella seconda metà di gennaio, che dovrà essere considerato nella definizione delle misure di recupero. «In ogni caso - assicura Lorenzo Cantoni - il nostro obiettivo è quello di sostenere gli studenti, non di metterli in difficoltà. E credo che abbiamo potuto dimostrarlo in molte occasioni durante questa pandemia».
Esami al posto della quarantena? «Da irresponsabili» - La scelta dell’Università potrebbe però avere anche un altro effetto nefasto: persone con sintomi o che hanno avuto contatti “rischiosi” che non si sottopongono a un tampone (o violano la quarantena) per evitare un rinvio, presentandosi quindi agli esami da potenziali vettori. «Si tratterebbe di un comportamento gravemente irresponsabile, che si giudica da sé», conclude il Prorettore per la formazione e la vita universitaria.