Piero Marchesi: «Per noi una sola sedia in platea mentre sul palco i partiti del governo. Rinunciamo alla partecipazione»
LUGANO - È scontro tra Udc e Rsi. Il motivo? La partecipazione alla trasmissione Modem e uno spazio troppo da "retrofila" che sarebbe stato assegnato alla compagine politica all'interno del dibattito.
Una "scortesia" che genera un comunicato di fuoco fatto arrivare nelle redazioni. «L’UDC - si legge nella nota - rinuncia a presenziare alla registrazione della trasmissione Modem della RSI che verrà trasmessa domani, martedì 7 febbraio. E’ inaccettabile - prosegue - che l’UDC, partito che ha in gran parte dettato l’agenda politica degli ultimi anni e vinto ben sette volte davanti al popolo, venga relegata in panchina, mentre il campo viene riservato unicamente ai partiti del Governo del Mulino Bianco».
Una contesa di logistica televisiva all'interno dello studio dove viene registrata la trasmissione, parrebbe. Alcuni ospiti andranno sul palco, altri relegati fra il pubblico e fra questi proprio i rappresentanti dell'UDC, anzi, il rappresentante.
La Rsi ha infatti riservato una sola "sedia" all'Unione democratica di centro. Quanto basta per fare irretire il presidente Piero Marchesi, che non le manda a dire: «L’UDC non accetta di fare la bella statuina per i giornalisti di Stato e rinuncia di conseguenza a presenziare - scrive - invece di fare informazione al servizio dei cittadini, promuovere una completa informazione per stimolare la creazione dell’opinione pubblica, la RSI si dimostra al servizio del potere e della sua lottizzazione».
E non arretra nell'affondo: «L’UDC non ci sta - tuona - e di conseguenza annuncia di non partecipare alla trasmissione pre-elettorale di Modem, dato che non è stata ritenuta degna di sedere sul palco per essere confrontata direttamente con gli avversari politici».
Marchesi poi argomenta più nello specifico la decisione di ritirarsi dal dibattito televisivo: «La televisione di Stato ha invitato unicamente i capigruppo dei partiti di Governo, mentre per l’UDC è riservata una sedia in platea assieme a un pubblico, mi ha comunicato RSI, composto dalle varie forze politiche in corsa, ma anche da esponenti della società civile e privati cittadini».
E conclude dicendo che «visto che con gli attuali 335 franchi di canone e i milioni concessi dai contribuenti elvetici, i giornalisti di Stato ticinesi non intendono promuovere un dibattito elettorale equilibrato e che riconosca i giusti valori in campo, allora l’iniziativa per il canone a 200 franchi diventa ancor più giustificata».