Il Tribunale amministrativo federale ha accolto il ricorso dell'imam di Viganello, rimandando l'incarto alla SEM
LUGANO - Presunti legami con «islamisti radicali o con persone sospettate di partecipare ad attività legate al terrorismo islamico» avevano spinto la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) a negargli la cittadinanza svizzera. Si tratta dell'imam di Viganello, Samir Radouan Jelassi. Ma ora il SEM dovrà rivedere la sua decisione del 2018. Lo ha stabilito il Tribunale amministrativo federale (TAF), che ha accolto un ricorso inoltrato dall'imam.
I giudici ritengono che la SEM debba approfondire le indicazioni fornite dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), in quanto «le constatazioni che hanno condotto l'autorità inferiore a ritenere data una compromissione della sicurezza interna ed esterna della Svizzera sono solo parzialmente sorrette da riscontri oggettivi agli atti» si legge nella sentenza. «Qualora la SEM intenda confermare i motivi che hanno condotto al diniego dell'autorizzazione federale, essa è richiesta ad avvalorare le proprie argomentazioni sulla base di riscontri oggettivi e di considerazioni giuridiche e fattuali chiare, non speculative e non arbitrarie».
Lo stesso ricorrente - patrocinato dall'avvocato Paolo Bernasconi - si è rivolto al TAF, sottolineando che la SEM non ha fornito alcune elemento concreto a sostegno della sua tesi. «Si sarebbe fondata unicamente e acriticamente sul rapporto allestito dal SIC senza considerare altre prove».