Il fatto di sangue è avvenuto nel 2015 in un parcheggio sotterraneo di Chiasso. L'accusa è di assassinio
LUGANO / CHIASSO - Nell’autunno del 2015, la comunità chiassese fu costretta a fare i conti con ben due omicidi avvenuti in meno di due mesi. Il primo si consumò l’8 ottobre in via Odescalchi, dove fu ucciso un cittadino portoghese di trentacinque anni. Poche settimane dopo, il 27 novembre, un altro corpo fu trovato in un parcheggio sotterraneo di via Valdani. La vittima era un fiduciario, il 73enne Angelo Falconi. Anche lui fu ucciso per mano di terzi.
Ed è proprio per quest’ultimo fatto di sangue che a partire da oggi – a ormai oltre sei anni di distanza dall’accaduto – due persone compaiono davanti a una Corte delle Assise criminali di Mendrisio, riunita a Lugano, presieduta dal giudice Marco Villa. Gli imputati – si tratta di Pasquale Ignorato e del figlio 29enne – sono accusati, in via principale, di assassinio.
I fatti - Quel 27 novembre del 2015 – come ricostruito dagli inquirenti coordinati dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier – i due attesero la vittima nel garage sotterraneo. Pasquale lo aggredì con una spranga, aiutato forse dal figlio. Il movente? Fu probabilmente economico. Gli Ignorato, secondo quanto emerso in questi anni, erano infatti sommersi dai debiti. E la vittima era l’amministratore dello stabile da cui la famiglia stava per essere sfrattata.
L'arresto in Italia - L’arresto avvenne pochi giorni dopo. I due si erano infatti dati alla fuga. E nei loro confronti era scattato un mandato di cattura internazionale. Dopo un brevissimo periodo di latitanza, il 1. dicembre 2015 i due finirono in manette. Erano stati rintracciati nella località campana di Ercolano. L'accoppiata si era nascosta in casa di parenti. I due sono infatti originari della provincia di Napoli.
Le responsabilità - Il padre Pasquale è reo confesso e ha pertanto ammesso la sua responsabilità nella vicenda. Si trova ancora in carcere, in regime di espiazione anticipata della pena. È invece a piede libero il figlio. Il suo coinvolgimento non è infatti certo. L'accusa ritiene che anche lui prese parte all'aggressione avvenuta nel garage sotterraneo di via Valdani. Ma lui afferma di aver soltanto assistito al pestaggio. Sull'arma del delitto, secondo le analisi della scientifica, era comunque presente soltanto il Dna della vittima e di Pasquale.
La perizia psichiatrica - Sempre per quanto riguarda il padre, la perizia psichiatrica – allestita da Carlo Calanchini e Alberto La Spina – ha accertato che al momento dei fatti era capace d'intendere e volere. Nella commisurazione della pena, non potrà pertanto essere tenuto conto di alcuna scemata responsabilità.
Il processo - Sono ora passati sei anni dal fatto di sangue. Inizialmente il processo era previsto per lo scorso 15 marzo. Ma era poi stato rimandato. Per due motivi. Innanzitutto, per la necessità di ulteriori approfondimenti da parte del Ministero pubblico, in relazione a delle malversazioni emerse dopo l’arresto. Ma anche perché le autorità italiane non avevano ancora dato il nullaosta all’estradizione di Pasquale Ignorato per alcuni reati finanziari. Le accuse sono di riciclaggio di denaro, truffa, cattiva gestione, falsità in documenti ripetuta e omissione della contabilità.
Il dibattimento, che dovrebbe durare tre giorni, si apre dunque oggi a Lugano. I due imputati sono difesi dagli avvocati Marco Bertoli ed Elio Brunetti.