La polizia municipale di Lugano lancia una nuova campagna di sensibilizzazione al fenomeno dell'accattonaggio
LUGANO - «Non finanziare l'inganno». È una delle parole d'ordine della nuova campagna di sensibilizzazione all'accattonaggio - la pratica di chiedere (in maniera organizzata) l'elemosina - lanciata dalla polizia della città di Lugano in collaborazione con il Centro Bethlehem della Fondazione Francesco.
Un approccio, quello di quest'anno - ricordiamo che la polizia municipale aveva lanciato una campagna già nel 2016 - che mira a rendere attenta la popolazione alle strutture "criminali" che spesso e volentieri si celano dietro al fenomeno dell'accattonaggio e, al contempo - e qui risiede la novità di quest'anno - di fare la distinzione con la pratica di quelle persone che necessitano di un aiuto reale.
I dati parlano chiaro - Dopo un affievolimento del fenomeno nei mesi della pandemia di Covid-19, il fenomeno ha ripreso importanza nel 2022 fino a superare i livelli pre-pandemici nel 2023.
Tra gennaio e giugno di quest'anno, infatti, sono stati registrati ben 138 casi di molestie iscritte nel quadro dell'accattonaggio nella sola cittadina di Lugano, rispetto ai 75 dell'anno scorso nello stesso periodo.
Si tratta di un fenomeno in forte aumento che interessa anche le grandi città svizzere come Zurigo e Berna e che coinvolge soprattutto le persone più vulnerabili, come gli anziani, che spesso si sentono aggrediti e molestati dalle persone che praticano l'accattonaggio.
Il giusto distinguo - Ma come detto in precedenza, la campagna di sensibilizzazione non si concentra unicamente sul lato "criminale" del fenomeno. Uno degli obbiettivi della polizia municipale è infatti quello di aiutare la popolazione a distinguere tra le persone che operano per conto di bande criminali e coloro che invece necessitano l'intervento di una delle organizzazioni di aiuto che operano sul territorio ticinese.
«Chi necessita di aiuto, non molesta le persone», afferma la municipale e capo dicastero Sicurezza e spazi urbani della città di Lugano, Karin Valenzano Rossi.
Gli autori - Per il comandante della polizia municipale Roberto Torrente gli autori sono - nel 95% dei casi - persone di etnia Rom provenienti dalla regione di Milano e di età compresa - nel 60% dei casi - tra i 18 e i 25 anni.
«Una volta si spostavano con i bussini. Era dunque facile individuarli alla frontiera. Oggi si spostano con i treni, il che rende i controlli più difficili», ammette il comandante.
Anche una questione di solidarietà - «Non si possono mettere in dubbio i dati in questione». Sono le parole di Fra Martino Dotta, gestore del centro Bethlehem della Fondazione Francesco, che pur riconoscendo la frustrazione delle autorità e della cittadinanza in merito al fenomeno, sottolinea l'importanza di «rimanere solidali con le persone bisognose» e di «non lasciare indietro nessuno».