Organizzava viaggi per i profughi dall'Italia alla Germania. Li nascondeva nei treni merci. Folgorata una ragazzina di 15 anni.
MONACO/LUGANO - Si è aperto ieri a Monaco di Baviera il processo che vede coinvolto H.H., un passatore iracheno domiciliato a Lugano, responsabile - secondo l'accusa - di avere organizzato il viaggio di diversi profughi in fuga verso l'Europa. In uno di questi viaggi su un treno merci è morta - folgorata da una scarica elettrica dell'alta tensione - Melike A., una ragazzina di appena 15 anni.
In fuga per una vita migliore - Melike stava fuggendo dalla Turchia. Era di origini curde, e insieme alla sua famiglia sperava in una vita migliore proprio in Germania. Avevano pagato ai contrabbandieri dai 2.000 ai 10.000 euro per poter salire su un treno merci e fare il viaggio nascosti nei TIR che venivano trasportati dai convogli. Erano in dodici ed erano saliti a Verona, sotto la guida di contrabbandieri senza scrupoli. La loro destinazione era Monaco di Baviera.
La scarica mortale - Alla stazione merci di Monaco-Trudering il viaggio ha avuto un esito fatale. Melike è rimasta folgorata da una scarica elettrica mentre cercava di uscire dal suo nascondiglio attraverso il tetto del camion. L’adolescente ha riportato ferite gravissime, ed è stata successivamente curata dai primi soccorritori giunti sul posto. Trasportata in ospedale è entrata in coma, ed è morta dopo due settimane. Sono rimasti feriti invece un ragazzo di 19 anni e il fratello di 12 anni di Melike, che ha riportato ustioni alla mano. La polizia tedesca nel frattempo ha arrestato cinque persone coinvolte in questo traffico.
Il contrabbandiere domiciliato a Lugano - Ad inizio del processo - scrivono diversi media tedeschi - l’iracheno domiciliato a Lugano, non ha voluto commentare le accuse. Secondo l’inchiesta l’uomo, che è padre di due bambini e lavora come cuoco a Lugano, è responsabile di un traffico di profughi dall’Italia verso la Germania. E si faceva pagare profumatamente. Dal giorno dell'incidente era ricercato con un mandato d'arresto europeo ed è stato arrestato a Bergamo nell'ottobre del 2022. Da più di 14 mesi è detenuto nel carcere di Monaco-Stadelheim.
Nell’atto d’accusa viene descritto chiaramente come avveniva il trasporto: gli aiutanti sui treni merci a Verona tagliavano i teloni dei rimorchi dei camion. I rifugiati venivano fatti entrare e uscire dai camion attraverso queste aperture, pericolosamente vicine alle linee dell’alta tensione.
La disperazione della madre - Le indagini degli inquirenti hanno potuto ricostruire le ultime ore di quel viaggio: un ragazzo 19enne era riuscito a scendere dal camion, si è inginocchiato sul tetto del rimorchio per aiutare gli altri ad uscire. Non è chiaro se abbia toccato un filo dell’alta tensione o se si sia avvicinato troppo ad esso, fatto sta che si è verificata una scarica elettrica che ha generato un flashover e ha colpito il 19enne, Melike e il fratellino. Melike è caduta a terra ed è rimasta priva di sensi. Tutto ciò sotto gli occhi disperati della madre. Al primo giorno del processo la donna ha testimoniato in aula e ha descritto questo terribile viaggio della speranza. Ai microfoni della Bayerischer Rundfunk ha raccontato: «Ho aiutato mio figlio a scendere e poi ho visto che aveva tutti i capelli bruciati». Poi ha rivolto la sguardo su sua figlia che era a terra: «Lei era ferita e gridava: mamma, aiutami.È stata la cosa più terribile che ci sia, non posso descrivere il dolore. Quando sono fuggita, pensavo che avrei dato ai miei figli un nuovo futuro, non immaginavo di dover seppellire mia figlia qui».
Il dibattimento continuerà nei prossimi giorni e si concluderà verso la fine di febbraio.