I retroscena di quanto accaduto in mattinata alla scuola cantonale di commercio. Le voci di studenti e docenti.
BELLINZONA - La presunta arma, forse finta, sarebbe spuntata all'improvviso verso le 11 dopo un colloquio di fine anno scolastico. A quel momento la docente minacciata ha dato l'allarme. È stata una mattinata di panico in una classe di prima commercio a Bellinzona, e di conseguenza in tutto l'edificio che ospita centinaia di studenti. Nel frattempo la polizia ha fermato il giovane autore del gesto.
«Credevamo fosse uno scherzo» – «Il fatto è accaduto al quarto piano – spiega a tio.ch uno studente –. Io ero nella mia classe quando è arrivato un agente di polizia a dirci che dovevamo essere evacuati tutti. Credevamo che fosse uno scherzo. Oggi pomeriggio non ci saranno lezioni, torneremo domani». «Io l'ho vissuta male – racconta una giovane –. Eravamo tranquilli a fare lezione. E poi è subentrata una certa paura. Ci hanno fatti andare tutti in palestra».
«Girano tante voci» – «Anche io sul momento mi sono spaventato – aggiunge un altro allievo –. È brutto che uno studente abbia fatto una cosa del genere. Però dobbiamo aspettare di capire bene. Non si devono tirare conclusioni affrettate. Girano tante voci».
La voce di un docente – «Il disagio giovanile in questa fase della storia ticinese è veramente preoccupante – sostiene Tommaso Soldini, docente –. Io avevo già vissuto la scampata strage di sei anni fa. Quella volta però non ero in sede. Stavolta emotivamente per me è stato tutto più forte. La polizia è arrivata di corsa. E noi docenti abbiamo dovuto portare gli studenti in un luogo protetto. Penso che realizzerò l'accaduto solo tra qualche giorno».
Possibile bocciatura? – Stando a due studentesse il giovane in questione rischiava di bocciare l'anno. «Ma una bocciatura – sospira una delle nostre interlocutrici – non è poi la fine del mondo. Peccato mettersi nei guai per una cosa del genere. Personalmente ho dimenticato le cose per studiare in classe. Siamo usciti in fretta e furia. Nei prossimi giorni ho un test. Le avrei dunque bisogno. Ci hanno detto che per alcune ore non si può rimettere piede nello stabile. Chi poteva e aveva già le cose con sé è andato a casa».
Tentativi di contatto – Sono circa le 13.30. Alcuni studenti si trovano ancora all'esterno della scuola. In attesa di potere finalmente entrare a prendere il materiale. Oppure di riabbracciare un amico o un'amica. «Conosciamo tutti gli studenti di quella classe di prima – afferma una giovane –. Ma sono ancora tutti chiusi dentro. La polizia forse li sta interrogando. Abbiamo provato a scrivere ad alcune amiche. Nessuna risponde. È stata una mattinata strana. Io non mi sono agitata sinceramente. Abbiamo però notato che i poliziotti erano davvero molto preoccupati al loro arrivo».
Il precedente
Come accennato dal docente intervistato la scuola cantonale di commercio di Bellinzona era stata scossa da un fatto "simile" nel recente passato. A maggio del 2018 uno studente venne arrestato cinque giorni prima della data che aveva fissato per compiere una possibile strage. Alla base della sua idea una serie di delusioni, anche nell'ambito sentimentale. Il ragazzo nel 2020 venne processato e condannato a una pena detentiva di 7 anni e 6 mesi, pena sospesa in favore di un trattamento psichiatrico intensivo.