Secco "no" sia al rapporto di maggioranza che a quello di minoranza. Lanciato un segnale politico all'Esecutivo
BELLINZONA - Sembrava che ci fosse bisogno di un altro giorno per sapere se il Consuntivo 2023 sarebbe stato bocciato o approvato dal Parlamento ticinese. Invece no: contraddicendo quello che sembrava essere stato deciso dal'Ufficio di presidenza, il Gran Consiglio ha deciso di votare dopo che in aula si era manifestata una certa maretta.
Il rapporto di maggioranza è stato respinto con 37 voti contrari, 31 favorevoli e un astenuto. Anche il rapporto di minoranza è stato silurato: in questo caso i "no" sono stati ben 51, contro 19 "sì" e un'astensione.
Alla luce degli interventi di questi due giorni, dopo i dibattiti e le votazioni sui rendiconti dei singoli dipartimenti, PLR e Centro (con diversi distinguo), firmatari del rapporto di maggioranza, avevano manifestato l'intenzione di votare per l’approvazione del consuntivo. Invece, per quanto riguarda i no annunciati, oltre a PS e Verdi (firmatari del rapporto di minoranza), si è messo in luce quello della Lega dei Ticinesi.
Trattandosi di soldi già spesi, il voto non ha effetti pratici se non quello - politico - di critica verso l’operato del Governo, come ha ribadito il presidente del Gran Consiglio Michele Guerra, chiudendo alle 20.11 la seduta. «Nessun rapporto è stato accolto, pertanto la trattanda si conclude qui».
Un rosso da oltre 121 milioni - Ad aprile di quest’anno, il Consiglio di Stato aveva approvato il consuntivo 2023: l’esercizio complessivo si era chiuso con un disavanzo di 121.8 milioni di franchi. L’esecutivo aveva evidenziato «uno scostamento di 42.3 milioni di franchi rispetto al preventivo, che indicava un disavanzo d’esercizio di 79.5 milioni». I motivi sostanziali indicati dal Governo erano tre: la mancata distribuzione degli utili della Banca Nazionale, il nuovo modello di calcolo dell’imposta di circolazione (la riduzione del gettito è stata di 16 milioni di franchi rispetto al preventivo) e l’aumento dei premi di cassa malati.
"Caso Gobbi" - A inizio seduta, dopo il momento di raccoglimento per ricordare Renzo Quadri, Giuseppe Sergi (MPS) ha chiesto chiarimenti all’esecutivo: «Ieri, sul finire della seduta, Gobbi ha detto che la sua autosospensione è terminata. Vorrei sapere se questa affermazione corrisponde al vero».
A fine marzo, dopo il polverone sollevato intorno all'incidente dello scorso 14 novembre, il direttore delle Istituzioni aveva deciso di autosospendersi dalla responsabilità politica della Polcantonale, passata poi sotto la guida del collega Zali.