La delegazione rossocrociata ha conquistato un totale di 14 medaglie a Pechino, ben dieci nello sci alpino.
Beat Feuz, Lara Gut Behrami, Corinne Suter, Marco Odermatt e Michelle Gisin sono saliti sul gradino più alto del podio.
PECHINO - Il traguardo delle quindici medaglie non è stato tagliato; il bilancio della Svizzera a Beijing 2022 è in ogni caso più che positivo.
Partita con qualche dubbio e spinta più dalle speranze che dalle certezze, in Cina la selezione rossocrociata ha saputo lasciare il segno. Ha anche dovuto ingoiare dei bocconi amari, è vero; puntando su una delegazione numerosa e ben allestita, si è però nuovamente dimostrata competitiva, riuscendo anche a mettere in vetrina le sue (tante) eccellenze.
Dietro ai colossi dello sport - quelle Federazioni che possono contare su bacini d’utenza giganteschi - a quei Paesi capaci di eccellere solo “in inverno” o a quelli specializzati in pochissime discipline, la Svizzera si è ritagliata uno spazio importante (ottava finale nel medagliere davanti a giganti come Russia, Francia e Canada), rivelandosi inoltre a tratti dominante. È questo per esempio il caso dello sci alpino dove, per prima nella storia dei Giochi, ha saputo piazzare un suo atleta sul gradino più alto del podio in cinque gare diverse. Partendo da Beat Feuz in discesa e arrivando a Michelle Gisin in combinata (dopo essere “passati” per Marco Odermatt, Lara Gut-Behrami e Corinne Suter), i nostri si sono dimostrati imprendibili, lasciando solo le briciole agli avversari. Tale pluralità, il fatto di non dipendere solo da un campionissimo, è una prova della bontà del lavoro fatto da Swiss-ski che, con un’opera certosina - e anche la fortuna di poter contare su talenti in erba, certo -, in 16 anni è semplicemente divenuta l’organizzazione più efficiente e produttiva del mondo. Dalle tre medaglie di Torino 2006 (un argento e due bronzi), Vancouver 2010 e Sochi 2014 (due ori e un bronzo in entrambe le edizioni), alle sette di PyeongChang 2018 (due ori, tre argenti e due bronzi), fino alle dieci cinesi: a Berna sono stati i registi di una crescita costante quanto impressionante.
Incassati gli applausi, i dirigenti di Swiss Olympic dovranno però riprendere a lavorare ancora più duramente per far fruttare tutto quello che, in quanto a visibilità e credito, queste Olimpiadi hanno lasciato. Perché la vetta va difesa e poi, comunque, perché non tutto in Cina è stato scintillante. Il curling non ha portato i risultati sperati, come anche la Nati di Patrick Fischer, giusto per fare due esempi. Per le correzioni, in ogni caso, c’è tempo: adesso è il momento della festa e delle celebrazioni di un risultato preziosissimo.