Diego Baratti - Presidente Giovani UDC Ticino e Candidato al Municipio di Ponte Capriasca
Per scambiare merci a livello nazionale, la Svizzera stipula regolarmente con le varie nazioni del mondo degli accordi bilaterali in questo senso. Grazie a questi accordi, nella maggioranza dei casi, si riesce ad accrescere anche la nostra ricchezza. La sottoscrizione di accordi di libero scambio non è quindi unica prerogativa dell’Unione Europea, e non hanno sempre effetti negativi.
L’accordo di partenariato con l’Indonesia ne è un buon esempio: Dà alle nostre piccole e grandi imprese d'esportazione un vantaggio competitivo fondamentale rispetto alla concorrenza dell'UE, che non ha ancora un simile accordo di libero scambio con l'Indonesia. Inoltre, è di grande importanza per le nostre aziende e i nostri posti di lavoro nell'attuale difficile momento economico. In aggiunta, l'accordo è compatibile con l'agricoltura svizzera e non mette in pericolo nessun settore sensibile di questo paese.
Oltre ad eliminare dazi doganali elevati (potenziale di risparmio annuo di CHF 25 milioni), l’accordo rafforza la protezione della proprietà intellettuale, sopprime ostacoli tecnici al commercio, facilita il commercio di servizi e aumenta la certezza degli investimenti. In questo periodo economico difficile e incerto, esso attribuisce così un prezioso vantaggio concorrenziale alle imprese svizzere.
Ma allora, vi chiederete, se questo accordo è davvero così vantaggioso, perché siamo chiamati al voto? La risposta viene ancora una volta da sinistra e riguarda l’olio di palma. In particolare, a non convincere il comitato referendario, è la prevista riduzione dei dazi doganali sull’olio di palma. Il Governo indonesiano è a suo avviso inaffidabile e l’olio di palma prodotto a basso costo è dannoso per l’ecosistema indonesiano oltre ad alimentare la concorrenza di colture svizzere come l’olio di colza, di girasole o il burro.
Le preoccupazioni della sinistra sono però infondate. Infatti, l’accordo è considerato estremamente all’avanguardia. Esso contiene un capitolo molto completo sullo sviluppo sostenibile, con regole che l’Indonesia non ha ancora concluso con alcun altro partner commerciale. Infatti, non vi sarà infatti nessuna riduzione dei dazi doganali per l'olio di palma indonesiano se la produzione non rispetterà i diritti dell’uomo e severi requisiti ambientali.
L’Indonesia è il quarto paese più popoloso al mondo (271 mio. di abitanti) ed è uno dei paesi in via di sviluppo più in crescita. Vogliamo davvero rinunciare ad un innovativo e completo accordo, di cui la Svizzera beneficerà davvero sul lungo termine, per delle preoccupazioni (infondate) sull’olio di palma?