Tommaso Gianella, Lista 6 candidato 28 al Consiglio Comunale di Lugano
LUGANO - Essere una comunità accogliente per gli anziani è molto importante in una società, che come mostrano le statistiche e le proiezioni, sta invecchiando sempre di più. In Ticino nei prossimi 20 anni gli anziani raddoppieranno.
La domanda sorge spontanea: la nostra è una società accogliente per gli anziani? Lo è la città di Lugano, la sua comunità cittadina?
Durante l’ultimo anno abbiamo vissuto mesi molto difficili ed è rincuorante constatare che la nostra società svizzera ha mostrato di essere basata su un sistema di valori solido. Infatti, appena si è compreso quale nemico avessimo di fronte, le autorità si sono mobilitate per proteggere la fascia di popolazione più a rischio, sollecitando tutti i cittadini ad avere comportamenti responsabili per limitare la diffusione della pandemia che colpiva soprattutto gli anziani. Ancora oggi la priorità della campagna vaccinale è data a loro ed è giusto che sia così, sono decisioni prese con una visione chiara.
Pur comprendendo la situazione, alcuni di noi hanno forse criticato l’operato delle nostre autorità, non hanno condiviso certe scelte nella gestione della pandemia apparse meno favorevoli a quella o a quell’altra categoria professionale. In una democrazia con pluralità di vedute è normale che si siano levate delle voci contro la perdita di alcune libertà individuali (di spostamento, di commercio, ecc…) che hanno toccato tutti i cittadini con l’intento di favorire innanzitutto quella parte di popolazione che non è più attiva professionalmente e che avrebbe potuto auto-isolarsi e “lasciarci vivere”. Certo, vedere interi settori economici in grave sofferenza, spesso con il futuro compromesso, è doloroso per tutti. Ma non è la prima crisi che affrontiamo e così come i nostri antenati si sono risollevati dopo il 1945 anche noi, generazione lavoratrice di oggi, ce la faremo e ripartiremo.
Pensate quale società saremmo se avessimo tirato diritto senza preoccuparci dei più deboli tra noi? Come avremmo potuto, una volta terminato tutto, tornare a guardarci in faccia, senza avere la certezza di aver tentato con ogni mezzo di limitare i decessi e le sofferenze? Credo che nessuno desideri una società dove il debole sia messo da parte e gli altri “tirino dritto”.
Quando guardo le pagine dei necrologi, dalle date di nascita capisco che ci ha lasciato la generazione che ha servito il Paese negli anni bui della Seconda Guerra mondiale, durante i quali la coesione nazionale era messa a dura prova. Quelle che ci hanno lasciato sono le persone che hanno contribuito con le loro energie e il loro
lavoro alla costruzione della Svizzera moderna negli anni del boom economico, le persone che hanno lottato per il diritto di voto alle donne, la costruzione di uno Stato sociale più solido, ecc... Che riconoscenza dimostriamo verso le generazioni che ci hanno preceduto e che hanno costruito la Svizzera forte, economicamente e socialmente, di cui oggi beneficiamo tutti e che soprattutto ci permette di affrontare, anche finanziariamente, una crisi come quella attuale?
Dobbiamo portare ancora pazienza per uscire definitivamente da questa pandemia, ma lo facciamo convinti e fieri di agire nel rispetto dei valori di solidarietà e altruismo sui quali crediamo debba continuare a poggiare la nostra società e per difendere i quali non scendiamo a compromessi e siamo disposti ad affrontare sacrifici importanti come quelli che stiamo vivendo e stiamo facendo vivere ai più giovani.
Lo Stato ora deve fare il suo dovere sostenendo in maniera decisa chi è in difficoltà e facendo ripartire interi settori come ad esempio la ristorazione (ma non è l’unico). L’imprenditorialità e la laboriosità delle persone, anch’essi valori importantissimi, contribuiranno a riportare la nostra bella Lugano e tutto il Paese a essere un luogo nel quale si vive bene, nel rispetto della tradizione di solidarietà che in passato è andata anche a beneficio di persone provenienti da altri Paesi e che ora è a beneficio dei nostri concittadini più anziani.