Fabio Canevascini, municipale uscente e candidato per il Municipio e per il Consiglio comunale di Balerna.
BALERNA - “Pochi sono gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.”
La frase, forte e intensa, è di Primo Levi, e ci ricorda qualcosa di importante sulla dignità e sulla difficoltà di mantenerla in circostanze estreme.
Ho voluto prendere spunto da una riflessione di un grande scrittore sopravvissuto a una delle peggiori catastrofi umanitarie della storia, l’olocausto ebraico, per tentare di spiegare ciò che mi turba profondamente in queste elezioni.
Mi riferisco alle idee espresse da due candidati nel corso di queste elezioni comunali, la prima in Capriasca e l’altro a Locarno. “Idee” a dir poco malvagie e atroci, che non dovrebbero trovare spazio in una società civile. Sto parlando di posizioni apertamente fasciste e antisemite che, per ignoranza o peggio, tendono a trasmettere un’immagine presentabile, se non addirittura positiva, di micidiali dittature del Novecento, delle quali purtroppo alcuni giovani ormai conoscono poco o nulla.
Non appartiene alla mia cultura politica, né a quella della maggior parte dei Ticinesi, ma va sottolineato come sempre più spesso la normale e sana dialettica politica degeneri in risse da osteria, con il suo corollario di insulti e cattiverie gratuite. Forse sono uno della “vecchia guardia” (non è solo un concetto anagrafico!) e rimango fermamente convinto che l’attività politica debba svolgersi in modi pacati e ragionevoli e che debba vivere di discussioni civili tese a trovare delle soluzioni condivise o perlomeno condivisibili da una maggioranza democratica.
E penso anche che la maggioranza dei Ticinesi, già molto stanchi per la pandemia in corso, siano pure arcistufi di tanta politica urlata e inconcludente, quella dei “no” a priori, quella che diffonde paure e dipinge sulle pareti i “nemici” da abbattere, quella cui non interessano le persone in carne e ossa, ma solo la raccolta di voti.
Io non ci sto. E mi piacerebbe stringere un patto con i miei colleghi, municipali, consiglieri comunali, con i tutti i candidati: diamoci delle regole chiare e facciamo sì che la competizione elettorale sia, magari anche dura, ma corretta, bandiamo cattiverie e insulti, facciamo piazza pulita di idee manifestamente contrarie all’etica, quando non addirittura vergognose. Confrontiamoci piuttosto sui temi veri, sulle soluzioni e non su come tagliare le gambe all’avversario. E cerchiamo di arrivare vittoriosi alla meta, perché siamo in gamba, per i nostri meriti effettivi, ma non perché siamo riusciti a fare lo sgambetto a qualcuno.
Facciamolo questo patto, il Ticino se lo merita, ce lo meritiamo noi, se lo meritano tutte le persone perbene. Ci meritiamo, come scriveva Levi, di avere dignità, perché è dalla dignità che nascono le belle cose, non dalle urla esagitate e grondanti di odio.