A partire dal 21 maggio, il film Switzerlanders sarà disponibile in home cinema.
LUGANO - Il regista Michael Steiner ci parla del più grande progetto cinematografico della Svizzera e dell’influsso del coronavirus sulla sua realizzazione.
Signor Steiner, cosa rende «Switzerlanders» un film da vedere assolutamente?
"Per prima cosa il fatto che è costituito da una quantità incredibile di video inviati da privati ma anche il momento in cui è stato girato è importante. Il film mostra la Svizzera circa otto mesi prima della pandemia. Quello che una volta era normale, ora lo vediamo sotto un’altra luce".
Ad esempio?
"I grandi assembramenti di persone. Se vediamo una manifestazione per il clima, non pensiamo più per prima cosa a Greta Thunberg e alle sue richieste anche se restano comunque d’attualità. Pensiamo invece alle regole di distanziamento sociale. Quello che è un passato relativamente recente assume un contorno quasi nostalgico".
Qual è stato il suo primo pensiero quando ha visto il film completo?
"Che dalle singole unità è nato un insieme davvero coerente. All’inizio avevo paura che risultasse un po‘ troppo prolisso".
Quanto è stato differente il lavoro per Switzerlanders rispetto a quello per un film normale?
"Decisamente differente. Il materiale non è stato girato da me. Sono stato più un curatore che un regista. Da alcune persone per fortuna abbiamo ricevuto molte sequenze anche piuttosto lunghe. È grazie a queste persone che il film esiste, hanno creato un fil rouge".
Come avete selezionato le singole persone per il film?
"Per me era importante che insieme rappresentassero uno spaccato della società svizzera. Ci sono solitari e famiglie, eccentrici e persone normali. A causa del coronavirus potremo guardare il film solo a casa e non al cinema, il che è davvero un peccato. È quindi importantissimo che gli spettatori si ricordino di alzare il volume. La meravigliosa musica di Michael Stearns accompagna perfettamente il film e sottolinea il suo impeto".