Le tempistiche finora ipotizzate non tornano, fa notare il direttore di malattie infettive del Sacco di Milano
Gli ospedali lombardi si trovano ad affrontare una situazione «emergenziale», spiega al Corriere della Sera: «È l’equivalente di uno tsunami per numero di pazienti gravi»
MILANO - Direttore del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano - che con il suo laboratorio è una struttura chiave nella lotta contro il nuovo coronavirus nella vicina Lombardia -, il professor Massimo Galli conferma quanto in diversi sospettano da qualche tempo: il virus è arrivato in Italia molto prima di quanto si pensi, prima ancora che il governo di Roma sospendesse i voli diretti dalla Cina.
A dimostrarlo - secondo quanto affermato dall’infettivologo in un’intervista al Corriere della Sera - è l’alto numero di pazienti che già versano in gravi condizioni a causa del COVID-19, un’evoluzione che mal si spiega se si colloca il diffondersi dei contagi a dopo l’inizio di febbraio o addirittura alla scoperta del “paziente 1” a Codogno il 20 febbraio scorso. Il periodo d'incubazione fino a 14 giorni e l’acutizzazione dei sintomi anche a «7-10 giorni» dallo scoppio della malattia implicano, infatti, che i pazienti gravi potrebbero essere stati infettati nei primi giorni di febbraio o ancora prima.
«I quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente», ha dichiarato il medico al sito online del quotidiano italiano. «È verosimile che i ricoverati abbiano alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri», ha aggiunto.
Sintomi come difficoltà respiratorie gravi che richiedono l’impiego di ossigeno o persino della respirazione assistita, cui venerdì risultavano per esempio sottoposti 85 pazienti in Lombardia, intubati a causa del COVID-19: «Si tratta di una fetta molto importante dei posti letto disponibili» dedicati a questo tipo di situazioni.
«In 42 anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive», ha sottolineato Galli respingendo un'analogia con i comuni virus stagionali. «La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria», ha aggiunto. «È l’equivalente di uno tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme», ha concluso.
Informati su come comportanti in relazione all'epidemia di coronavirus sul sito della Confederazione e del Cantone Ticino.