Dall'ECDC: «Test sierologici non sicuri al 100% e rispetto dei dati personali i nodi da sciogliere».
Rispetto dell'individuo e lotta globale al Covid-19, scontro tra sistemi.
SOLNA - La riapertura delle frontiere, a livello europeo, regalerà una nuova spolverata di normalità sulle vite dei tanti che – soprattutto in estate – amano mescolare chilometri ed esperienze. Aggiungerà inoltre un nuovo tassello di normalità nel complicato puzzle presentatoci dalla pandemia.
Ma avverrà grazie alle certezze certificate dalla scienza o solo a causa delle gigantesche pressioni esercitate da economia e politica?
«La chiusura dei confini mira ovviamente a ridurre il rischio di “importazione” del contagio dai Paesi nei quali è molto diffuso, attuando restrizioni di viaggio da o verso una zona interessata – ci hanno raccontato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) - Sulla base delle prove fornite dai modelli studiati, relativi principalmente alle pandemie influenzali, tali blocchi funzionano solo se sono quasi completi e quando vengono rapidamente implementati durante le prime fasi».
Negli altri casi o quando il contagio è ormai diffuso?
«Non ci sono prove a supporto della bontà della chiusura a lungo termine. Questa causa anzi effetti secondari significativi e perturbazioni sociali ed economiche a livello continentale».
Gli spostamenti in Europa saranno permessi solo dietro la presentazione di un “passaporto di immunità”?
«Difficile da dire. Si deve tenere conto di diversi fattori che al momento non danno certezze. I kit di test sierologici per SARS-CoV-2 non hanno per esempio un'accuratezza del 100%. Esistono poi, attualmente, prove molto limitate sull'immunità o sulla protezione contro la malattia fornite dagli anticorpi sviluppati. I certificati di immunità digitale devono essere infine correlati ad applicazioni software con funzionalità più ampia, come le applicazioni relative al tracciamento dei contatti. La sicurezza informatica e gli aspetti procedurali durante l'intero processo devono tuttavia garantire la conformità al regolamento generale sulla protezione dei dati».
Tenuto conto di ciò il progetto pare irrealizzabile.
«Esatto. Almeno in questa fase e nei mesi a venire. Le informazioni che i test sierologici possono fornire sull'immunità non sono abbastanza solide per basare su esse nuove politiche sociali di ritorno al lavoro o di accesso agli spazi pubblici. Come ECDC non supportiamo alcuna certificazione di immunità per Covid-19».