Parola di Lena Headey, l'attrice de “Il Trono di Spade” che ha visitato Lesbo due volte: «Il clima era già incendiario»
LESBO - «Ho visitato Moria due volte, nel 2016 e nel 2019. In tre anni le cose sono cambiate radicalmente, raggiungendo nuove vette di disperazione», queste le parole di Lena Headey - attrice resa celebre per il ruolo di Cersei ne “Il Trono di Spade” - attiva da tempo nell'ambito umanitario e per la questione dei rifugiati con l'International Rescue Committee (IRC).
«Arrivava gente di tutte le età, sembravano dei criminali, dei prigionieri anche se non lo erano. La capienza era già stata superata del doppio, arrivando poi a sei volte tanto», conferma Headey in un editoriale per la CNN, «non c'era spazio, si dormiva ammucchiati, con sconosciuti, si facevano delle pareti finte con le coperte per ritagliarsi degli spazi. I bagni erano una disgrazia e mancava pure l'acqua corrente».
Una vita quotidiana che ha il sapore dell'incubo: «Le donne in generale erano troppo spaventate per lasciare le loro tende, avevano paura per loro ma anche per i loro figli. La minaccia di possibili violenze sessuali era onnipresente. Ottenere cibo voleva dire fare l coda per ore, per ricevere porzioni insufficienti. In molti semplicemente rinunciavano, per l'attesa o per la paura della violenza, e deperivano».
L'epilogo del campo, con l'incendio che lo ha distrutto non stupisce l'attrice: «Si poteva sentire la natura incendiaria di quel posto, quando vedi tanta disperazione negli occhi della gente... C'era furia, senso di perdita e disperazione ma anche abbandono e incertezza per il futuro. Quell'inferno in terra è bruciato, ma l'emergenza è ancora lì - ora più che mai. Forse però questo è un punto di partenza, per qualcosa di migliore».
Da qui l'appello: «La Grecia da sola non ce la può fare, è necessario trovare una soluzione sostenibile dal punto di vista delle infrastrutture ma anche per quanto riguarda l'integrazione: la gente non deve essere lasciata da sola, deve essere resa parte di un qualcosa. Il contributo della Germania e della Francia è un inizio, ma l'Unione Europea può - e deve - fare di più».