La triste storia di Murtaza Ahmadi, il "piccolo Messi", ha fatto il giro del mondo
KABUL - A volte i sogni si trasformano in realtà, ma questa realtà può essere beffarda, e trasformarsi a sua volta in un incubo.
È quanto è successo a Murtaza Ahmadi, soprannominato il "Piccolo Messi", che nel 2016 è diventato noto sul web quando una sua foto con un sacchetto di plastica azzurro con scritto "Messi", indossato a mo' di maglietta, è diventata virale. Una storia di povertà e di tristezza che ha raggiunto anche la star del calcio mondiale Lionel Messi, che ha donato al giovane una maglia firmata e un pallone, e ha persino incontrato Murtaza qualche mese a dopo, a Doha.
Due doni che hanno riempito di gioia un bambino, facendogli realizzare un sogno, ma che hanno ben presto scosso la vita di Murtaza, cambiando il corso della storia per la famiglia Ahmadi. Un destino beffardo, raccontato dal portale statunitense sportivo B/R Football, che è andato a trovare il giovane.
Un sogno diventato incubo - I doni arrivati alla famiglia Ahmadi nel distretto di Jaghori, in Afghanistan, non sono infatti passati inosservati. L'idea che Messi abbia inviato dei soldi ai genitori di Murtaza ha iniziato a girare, e con questa sono arrivate le minacce.
«Abbiamo ricevuto lettere e chiamate da alcuni ragazzi del posto che ci hanno minacciato: ora siete ricchi, dateci i soldi che vi ha dato Messi o rapiamo vostro figlio» ha raccontato la madre. «Sentivamo dei passi vicino casa anche la notte, eravamo molto preoccupati» ha confermato il padre.
La preoccupazione per la situazione d'alta tensione porta i genitori di Murtaza a decidere di cercare asilo in Pakistan, ma la richiesta non va a buon fine.
L'incontro a Doha - L'incontro con Messi avviene in Qatar - su invito degli ufficiali della FIFA - nel dicembre del 2016.
Tra gioia e ricordi indelebili, il padre di Murtaza aveva però sperato che Messi potesse aiutare lui e la sua famiglia a ottenere asilo in un altro paese. Un caso simile era successo ad un ragazzo siriano che ha incontrato un altra star del calcio: Cristiano Ronaldo.
Non è stato così, ma molti abitanti della provincia di Jaghori non ci credono, e le minacce si fanno ancora più insistenti. Tanto da spingere i genitori a mandare Murtaza a Kabul, dallo zio.
La guerra a Kabul - L'esperienza a Kabul è difficile, e ben presto gli attacchi talebani si fanno sempre più decisi e più pericolosi. Ma i genitori non se la sentono di riportare il figlio a Jaghori, e proseguono i loro tentativi di trovare asilo altrove.
In tutto questo, Murtaza si ritrova a Kabul solo e spaventato: «Non ho un posto dove giocare a calcio. Non ho amici» ha raccontato ai giornalisti di B/R. «Prima di andare in Qatar, era un ragazzo così felice, estroverso, parlava con tutti. Oggi è più chiuso in sé stesso, non parla molto» ha spiegato lo zio, che lo ha accolto a Kabul.
Alla fine - per il momento - il bambino di 9 anni è tornato a casa, e nonostante tutto, la passione per il calcio e per Messi è più viva che mai. Alla domanda se si pente di aver pubblicato la foto con il sacchetto azzurro, Murtaza è convinto: «Lo rifarei, amo Messi».
A little boy in Afghanistan put on a Messi shirt made out of a plastic bag.
— B/R Football (@brfootball) January 28, 2021
Then he met his hero.
But this is no simple feel-good story ▶️ pic.twitter.com/p9C8P9NrIJ