Quelle a disposizione non sono molte e vanno conservate per i richiami, maggior uso di Pfizer e Moderna
MILANO - Dal 26 aprile il vaccino Vaxzevria, creato da Oxford-AstraZeneca, non verrà più usato per le somministrazioni della prima dose ai pazienti lombardi.
Non si tratta di una questione di rischi legati alla salute, che tanto hanno fatto discutere l'opinione pubblica in merito al vaccino anglo-svedese, ma a una questione organizzativa, legata alla scarsità di dosi a disposizione. Come anticipato da L'Eco di Bergamo, la direzione generale Welfare di Regione Lombardia ha comunicato a tutti gli ospedali e alle aziende sanitarie locali che, a partire da domani, per le prime dosi si farà ricorso ai preparati di Pfizer e Moderna anche per le categorie tra i 60 e i 79 anni.
Il calendario delle future consegne da parte di AstraZeneca è decisamente più incerto rispetto a Pfizer, così si è deciso di conservare le dosi attualmente disponibili di Vaxzevria per il richiamo del personale scolastico, di quello sanitario, universitario e delle forze dell'ordine. Il cambio di strategia comporta anche una rimodulazione delle agende per i richiami: Vaxzevria richiedeva la seconda dose dopo 10/12 settimane, per Pfizer si scende a tre settimane. Quindi i centri vaccinali, nelle settimane a venire, dovranno occuparsi di un numero più elevato di seconde somministrazioni - a scapito di chi non ha ricevuto la prima iniezione.