Sono pesanti le accuse rivolte dalla Commissione parlamentare d'inchiesta al presidente brasiliano.
Le sue presunte malefatte durante la pandemia sono raccolte in un rapporto di 1'200 pagine. Bolsonaro è accusato in totale di dieci reati. La sua replica: «Non sono colpevole di niente».
BRASILIA - Crimini contro l'umanità e un'altra decina di altri reati: sono pesantissime le accuse della Commissione parlamentare d'inchiesta contro il presidente brasiliano Jair Bolsonaro. In sei mesi di lavoro ha stilato un rapporto di 1'200 pagine sulla gestione della pandemia.
E se i 600 mila morti non bastano a spingere sull'acceleratore dell'impeachment a causa della solida maggioranza di cui gode in parlamento e dell'alleanza con il procuratore generale Augusto Aras che può bloccare qualsiasi atto d'accusa, le conseguenze sono comunque imprevedibili e la vicenda potrebbe finire davanti alla Corte penale internazionale.
«Al termine di sei mesi d'intenso lavoro, questa Commissione parlamentare ha raccolto prove che dimostrano che il governo federale ha agito lentamente nella lotta alla pandemia di coronavirus, mettendo volutamente la popolazione a rischio di un vero e proprio contagio di massa», si legge nel rapporto che parla di reati «intenzionali» perché la decisione di non adottare le misure necessarie per contenere la circolazione del virus è stata deliberata.
Esperimenti su «cavie umane» con rimedi inefficaci, testimonianze drammatiche, udienze movimentate emergono dalle pagine del rapporto della Commissione, definita da Bolsonaro una «mascherata» e composta da senatori di varia estrazione politica che hanno chiesto anche l'incriminazione di quattro ministri, due ex ministri, i tre figli maggiori del presidente - il senatore Flavio Bolsonaro, il deputato Eduardo Bolsonaro e il consigliere comunale di Rio de Janeiro Carlos Bolsonaro - e altri esponenti, per un totale di 66 persone.
L'elenco delle accuse contro Bolsonaro, presentato dal senatore dell'opposizione Renan Calheiros, è lungo: oltre ai crimini contro l'umanità, epidemia con morti, violazione di misure sanitarie preventive, ciarlataneria, istigazione a delinquere, falso, uso irregolare di fondi pubblici, prevaricazione, violazione dei diritti sociali, incompatibilità con dignità, onore e decoro d'ufficio. Non compare invece l'accusa di «genocidio dei popoli indigeni», prevista in una prima bozza che i media avevano visionato.
«Non sono colpevole di nulla»
Il presidente, da parte sua, ha respinto le accuse mosse contro di lui dal rapporto della commissione. «Sappiamo di non essere colpevoli di assolutamente nulla. Sappiamo di aver fatto la cosa giusta dal primo momento».
«Accuse politiche, non giuridiche»
Anche il giudice della corte suprema brasiliana Luis Roberto Barroso, ha commentato la vicenda. «Le denunce contro il presidente della Repubblica - ha commentato al portale Uol - hanno più una connotazione politica che giuridica». Nel documento, consegnato stamani in Senato dopo sei mesi di lavoro, il capo dello Stato è accusato di dieci reati, tra cui «crimini contro l'umanità». «Il pubblico ministero non sarà vincolato da questa classificazione, ma dovrà lavorare con i fatti che sono stati oggetto d'indagini e ai quali potrà attribuire una qualifica diversa o addirittura considerarli atipici», ha precisato Barroso, per il quale «includere o meno un elenco di crimini è una decisione politica» della Cpi, ma con una «implicazione giuridica molto ridotta».