Tra il leader del passato e del presente non è corso sempre buon sangue. Cosa dicevano l'uno dell'altro?
MOSCA - "Putin? Ha salvato la Russia", ma "ora mi sembra malato di presunzione. Tutti mi dicono che non ha più importanza, perché lui è già Dio o, come minimo, il vice di Dio in terra, anche se non so per che cosa...".
Sorrideva Mikhail Gorbaciov, consegnando nel 2014 al pubblico moscovita accorso ad assistere alla presentazione di un suo libro il giudizio su Vladimir Putin. Ma sorridendo, diceva la sua verità.
All'ultimo leader dell'Urss, del resto, l'ironia non è mai mancata. E ormai anziano e fuori dai giochi della politica, era diventata ancor più strumento utile a veicolare le sue opinioni sul presidente russo, tra apprezzamenti e stoccate.
Così 'Gorby' benediceva la fresca annessione della Crimea ("storicamente giusta e legittimata dalla volontà popolare") e la sfida all'allargamento a est della Nato, definito come una "violazione dello spirito degli accordi per la riunificazione della Germania"; e con lo sguardo più lungo, riconosceva a Putin di aver garantito la "stabilizzazione della situazione dopo Eltsin, quando la sfida era salvare la Russia dalla disintegrazione".
Allo stesso tempo, però, non gli ha risparmiato critiche per i "metodi autoritari" e l'accentramento del potere. A partire dagli attacchi al suo partito Russia Unita, che, ebbe a dire, "somiglia alla peggior copia del Pcus", mentre il capo resta "circondato da leccapiedi".
Bocciature comunque mitigate dall'autoironia: "Abbiamo un presidente, un presidente esperto, ma sembra che soffra della stessa malattia di cui soffrii io ai tempi della perestroika: l'eccessiva sicurezza in se stessi".
Nonostante il gusto per il pugno di ferro, aggiungeva però Gorbaciov, "l'obiettivo di Putin ha incrociato gli interessi della maggioranza". L'uomo giusto al momento giusto in un Paese allo sbando. E anche sulle tensioni con gli Usa, gli riconosceva di essere stato trascinato allo scontro.
"E' consigliabile leggere ciò che ha detto il presidente russo Vladimir Putin a Sochi. Sono pienamente d'accordo con lui. Chiede che tutti i trattati firmati siano rispettati", disse quando Donald Trump stracciò lo storico trattato che proprio Gorbaciov nel 1987 aveva firmato a Washington con Ronald Reagan per limitare il numero dei missili dispiegati in Europa (Inf).
Dal canto suo, Putin si è ben guardato dall'andare allo scontro con il grande vecchio della politica nazionale e gli ha espresso un apprezzamento quantomeno formale, come in occasione del messaggio di auguri per i 90 anni, in cui affermò che "appartiene di diritto alla costellazione degli uomini di Stato notevoli, distinti ed eminenti dei tempi moderni che hanno esercitato un'influenza significativa sul corso della storia".
Ma specie negli ultimi anni, Gorbaciov non risparmiò le lamentele per un suo presunto ostracismo: "Putin? - disse nel 2014 - Prima ci vedevamo e ci sentivamo di più, ora non ci incontriamo da un anno e mezzo. Forse mi rimprovera la caduta dell'Urss", l'evento che lo zar non esitò a definire come "la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo". Eppure, rivendicava l'ultimo leader sovietico, "non fui io a farla cadere, fu un tradimento".