L’operazione anticorruzione all'Europarlamento sta suscitando diverse reazioni. Gli inquirenti chiedono ora la perquisizione dell'edificio.
Iniziano domani gli interrogatori.
BRUXELLES - Borse piene di soldi, regali, viaggi lussuosi e carte di credito. L’inchiesta che sta scuotendo il Parlamento europeo a Bruxelles si è trasformata ieri in un terremoto che ha portato all’arresto e alla sospensione della vicepresidente greca Eva Kaili. L’eurodeputata è stata colta in flagrante e quindi non ha potuto ottenere la protezione dell’immunità parlamentare.
Un sistema di corruzione - Oltre a Kaili, l’indagine ha portato all’arresto con l’accusa di corruzione e riciclaggio dell’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri. Un’operazione che ha rivelato un complesso sistema di corruzione, regali e riciclaggio di denaro proveniente dal Qatar e dal Marocco che «serviva a influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo», secondo i magistrati di Bruxelles.
Ora gli inquirenti stanno procedendo con le indagini per ottenere ulteriori informazioni per procedere alla perquisizione del Parlamento a Bruxelles e, nel caso, anche all’edificio dell'Ue a Strasburgo. Informazioni necessarie per superare l’immunità parlamentare che potrebbero venire dagli interrogatori degli indagati. Per il momento ieri sera è giunta la conferma dalla presidente Roberta Metsola della sospensione di Kaili.
«Il nostro Europarlamento si oppone fermamente alla corruzione - ha rimarcato la presidente Metsola in un tweet -. In questa fase, non possiamo commentare le indagini in corso, se non per confermare che abbiamo collaborato e collaboreremo pienamente con tutte le autorità giudiziarie e di polizia competenti. Faremo tutto il possibile per aiutare il corso della giustizia».
Cultura dell'impunità - «Non è un incidente isolato», ha commentato invece l’organizzazione Transparency International. «Per anni il Parlamentare ha goduto di una cultura dell’impunità e di una totale assenza di controllo etico».
Cinque persone, tra cui Eva Kaili, sono state arrestate venerdì a Bruxelles dopo almeno 16 perquisizioni in un'indagine sui sospetti di pagamenti di ingenti mazzette da parte di un Paese del Golfo per influenzare le decisioni degli eurodeputati. La procura federale non ha fatto il nome del Paese, ma una fonte giudiziaria vicina alla vicenda ha confermato ad AFP che si trattava del Qatar.
Il Qatar rifiuta l'accusa - «Qualsiasi accusa contro lo Stato del Qatar è solo frutto di una grave disinformazione», ha commentato sabato un funzionario del governo del Qatar. La vicenda è scoppiata nel bel mezzo dei Mondiali del 2022, mentre il Paese organizzatore deve impegnarsi per difendere la sua immagine di fronte a chiare violazioni dei diritti umani.
Sabato sono proseguite a Bruxelles le udienze di cinque sospettati, secondo un portavoce dell'ufficio del procuratore federale. Un eventuale collocamento in custodia cautelare da parte del giudice istruttore deve essere deciso entro 48 ore dall'arresto, vale a dire al più tardi domenica. L'inchiesta del giudice belga Michel Claise prende di mira fatti di «corruzione» e «riciclaggio di denaro» in una banda organizzata, secondo l'accusa.
Perquisita ieri l'abitazione dell'eurodeputato Tarabella - L'abitazione a Bruxelles dell'eurodeputato socialista belga Marc Tarabella è stata perquisita ieri sera nell'ambito dell'inchiesta sulle sospette tangenti dal Qatar all'Eurocamera. Lo si legge sui siti dei quotidiani belgi "Le Soir" e "Knack". Il materiale informatico dell'eurodeputato belga è stato sequestrato dagli investigatori ma Tarabella non è in stato di fermo.
Convalidati quattro arresti - La giustizia belga ha convalidato l'arresto e confermato le accuse per quattro persone fermate nell'ambito dell'inchiesta sulle sospette tangenti dal Qatar all'Eurocamera. Tra di esse, è confermato l'arresto della vicepresidente greca del Parlamento europeo Eva Kaili.
(Ats ans)