La guerra in Ucraina ha inasprito la stretta di Mosca, che teme possibili defezioni e fughe di informazioni riservate
MOSCA - A Mosca e dintorni sembra che non si respiri un'aria troppo serena. Soprattutto a chi dispone di mezzi finanziari virtualmente illimitati, come è il caso per molti dei cosiddetti oligarchi, la sensazione di essere "rinchiusi" non va per nulla a genio. Ma in tempi di guerra - anzi, di "operazione militare speciale" - il Cremlino ha messo al guinzaglio anche le sue élite. O meglio, i loro passaporti.
Nella stretta sono incluse tutte quelle categorie, dai funzionari statali a salire, che lavorano in aree considerate "sensibili" o che sono in possesso di qualsiasi tipo di asset vitale per Mosca, dalle informazioni riservate ai soldoni.
A queste persone, scrive il Financial Times, è stato chiesto di consegnare all'autorità il proprio passaporto. Dai funzionari di alto rango fino ai manager delle compagnie che fanno capo al Cremlino, dove evidentemente serpeggia una certa ansia verso la possibilità che qualche segreto - soprattutto in questa delicata fase storica - possa scivolare fino a dentro i confini di un paese che Mosca considera "non amico".
O, ancora peggio, che qualcuno di questi personaggi possa decidere di prendere un aereo per una vacanza "dimenticandosi" poi di fare il biglietto di ritorno. Il timore di possibili defezioni è un tarlo che dimora tanto nei pensieri del Cremlino quanto in quelli dell'FSB - il servizio segreto interno, sorto dalle ceneri del famigerato KGB. Si tratta tuttavia di una stretta nebulosa nei suoi termini. Al quotidiano britannico, il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha confermato che si tratta di una stretta «definita per alcune aree e che dipende invece da decisioni ad hoc in altre... che riguardano alcuni funzionari specifici».
Quel che appare certo è che la guerra che Putin sta conducendo, da oltre un anno, in Ucraina, sta avendo un impatto silenzioso anche all'interno dei suoi confini. Lo stesso silenzio che fa da cassaforte al dissenso che l'élite civile russa, nostalgica di quello stile di vita che poteva concedersi fino al 23 febbraio dell'anno scorso, coltiva segretamente.