È la conclusione del rapporto 2023 di Global Gender Gap stilato dal World Economic Forum in 146 Paesi.
ROMA - Fra crisi multiple e complesse, come l'aumento del costo della vita, gli strascichi della pandemia, l'emergenza climatica, i conflitti su vasta scala e gli esodi migratori, il 2022 ha segnato una battuta d'arresto a livello globale nella parità di genere. A segnalarlo è il report 2023 del Global Gender Gap stilato dal World Economic Forum in 146 Paesi. L'anno scorso si è chiuso con un gap complessivo del 68,1%, il che significa che al ritmo attuale ci vorranno 132 anni per raggiungere la parità totale.
Il rischio di inversione dei progressi è evidente nel caso dell'Italia, fino all'anno scorso nella parte alta della classifica, ma scesa al 79esimo posto nell'indice generale, dal 63esimo ricoperto un anno fa.
Il Giappone scivola al 125esimo posto su 146 nazioni: si tratta del peggior risultato mai registrato dal Paese. Una notizia prontamente ripresa dagli attivisti che si battono per l'uguaglianza di genere - che hanno definito l'esito come la conseguenza dell'inazione del governo di Tokyo, mentre l'esecutivo conservatore ha dichiarato di prendere seriamente la situazione, e di volersi impegnare a risolvere il problema.
Il peggioramento dal 116esimo posto dell'anno scorso, come evidenziato dal rapporto annuale del Think tank con sede in Svizzera, riflette la ridotta partecipazione delle donne nella politica e nell'economia; il paese si è anche confermato all'ultimo posto tra i paesi del Gruppo del G7, dietro all'Italia. L'indagine che monitora i progressi verso l'uguaglianza di genere nei principali settori, compresa l'istruzione e la salute, ha evidenziato che appena il 10% dei seggi parlamentari giapponesi e solo l'8,3% delle posizioni ministeriali erano occupati da donne. Il paese, inoltre, non ha mai avuto un primo ministro donna.
Il Giappone è rimasto indietro anche rispetto ai suoi principali vicini, Corea del Sud e Cina, che si sono classificati rispettivamente al 105esimo e al 107esimo posto.