Il carico è stato alleggerito di 1,14 milioni di barili. Nella pancia della nave resta ora meno del due percento del suo carico.
SAN'A' - Era tutto fermo dal 2015. Poi, con il raggiungimento di un accordo tra le parti in un primo momento e la con una raccolta fondi da decine di milioni di dollari in un secondo, sono iniziati i lavori di smaltimento della Fso Safer, la nave petrolifera il cui carico - parliamo di oltre un milione di barili di petrolio - minacciava l'accesso all'acqua e al cibo di otto milioni di persone che vivono affacciate sul Mar Rosso.
La petroliera era infatti in stato di abbandono dallo scoppio della guerra civile in Yemen. Ancorata al largo del porto di Hudaydah, veniva utilizzata per immagazzinare ed esportare petrolio dai giacimenti intorno a Ma'rib. Gli accesi scontri tra la fazione anti-governativa degli Huthi e il governo stesso avevano portato all'interruzione totale dei lavori sulla nave che ha oggi numerosi danni e che rischiava di affondare.
Dopo due anni di raccolta fondi quindi, si legge in un comunicato delle Nazioni Unite, «il 25 luglio una squadra dell'Onu ha iniziato a pompare petrolio dall'Fso Safer verso una nave sostitutiva», riuscendo in questo modo ad alleggerire il carico di 1,14 milioni di barili e lasciando così nella pancia della nave meno del due percento del suo carico. Di fatto, ha dichiarato il Segretario generale António Guterres, è stata evitata quella che «avrebbe potuto essere una monumentale catastrofe ambientale e umanitaria».
Ora si procederà all'avvio della seconda fase dell'operazione che prevede l'istallazione di un sistema di ormeggio in modo che la nave sostitutiva, la Yemen, possa rimanere al suo posto. La vecchia petroliera verrà invece rimorchiata in un cantiere navale e lì sarà demolita.
Per quanto concerne il petrolio recuperato, il coordinatore umanitario per lo Yemen David Gressly ha comunicato in un secondo momentaneo che è in buone condizioni e quindi adatto alla vendita. La sua messa in commercio richiederà tuttavia dei nuovi negoziati tra le parti in guerra dello Yemen e in queste l'Onu si è offerto per ricoprire la posizione di intermediario e per creare un potenziale fondo fiduciario o di un conto deposito a garanzia.