Il patron di Tesla aveva definito, durante un summit a Los Angeles, l'isola ribelle come territorio cinese.
TAIPEI - Taiwan contro Elon Musk. «Ascoltate bene, Taipei non fa parte della Repubblica popolare cinese e certamente non è in vendita!», ha scritto su X il ministro degli Esteri di Taiwan Joseph Wu, in risposta al patron di Tesla che, durante l'All-In Summit tenutosi di recente a Los Angeles, ha definito l'isola un territorio cinese.
«Penso di capire bene la Cina. Ci sono stato molte volte e ho incontrato dirigenti a molti livelli... per molti anni - aveva detto Musk -. Penso di avere una buona comprensione come outsider della Cina». La politica di Pechino «è stata quella di riunire Taiwan con la Cina. Dal loro punto di vista, forse è analogo alle Hawaii (con gli Usa, ndr) o qualcosa del genere, come una parte integrante della Cina che arbitrariamente non fa parte della Cina», aveva aggiunto il fondatore di SpaceX.
Wu, nel suo tweet, ha aggiunto di sperare che Musk «possa anche chiedere al Partito comunista cinese di consentire al suo popolo l'accesso a X. Forse pensa che vietarlo sia una buona politica, come disattivare Starlink per frenare il contrattacco dell'Ucraina contro la Russia», ha rincarato il ministro. Quest'ultimo riferimento è relativo alle ricostruzioni secondo cui Musk aveva depotenziato un attacco militare di Kiev contro le truppe di Mosca limitando l'accesso alla rete satellitare Starlink di SpaceX.
Taiwan non è mai stata sotto il controllo della Repubblica popolare che, però, considera l'isola parte «inalienabile» del suo territorio da riunificare anche con la forza, se necessario. Questa non è la prima volta che Musk provoca la reazione stizzita dell'isola. Lo scorso ottobre, il miliardario è stato anche rimproverato da Taipei per aver suggerito che le tensioni tra Cina e Taiwan potevano risolversi se Pechino avesse avuto un certo controllo su Taiwan.