KIEV - Non passano nemmeno 24 ore dalle saette lanciate da Vladimir Putin con la promessa di «spazzare via» il nemico e sull'Ucraina tornano a piovere missili, con un attacco massiccio, il terzo consecutivo, segnando un altro giorno che comincia con la conta dei morti. Sono 5 le vittime civili in tutto il Paese, 115 i feriti.
La capitale Kiev è tornata a tremare, il sindaco Vitali Klitschko ne dà conto in tempo reale, quando da poco era riecheggiato quel boato fin troppo familiare delle esplosioni sopra i condomini. Confidando nella contraerea e nella speranza che i detriti dei missili distrutti facciano meno danni possibili. Poi però riappaiono le immagini di nuovi edifici graffiati dal fuoco della guerra, delle infrastrutture civili colpite mentre in 250mila restano senza elettricità nella capitale e dintorni dove l'inverno è già rigido. Il ministro ucraino della Difesa Rustem Umerov è il primo a puntare il dito contro Mosca che «sta deliberatamente prendendo di mira le infrastrutture critiche e i quartieri residenziali», ha scritto sui social media definendo la raffica di missili un «attacco molto pericoloso che ha ucciso e ferito persone innocenti».
È rapido l'aggiornamento del bilancio delle vittime e la condanna che ne consegue: «La Russia sta ancora una volta cercando di gettare l'Ucraina nell'oscurità con un attacco su larga scala alle infrastrutture civili», scrive su X il procuratore generale ucraino Andriy Kostin. «Gli investigatori stanno documentando questi barbari crimini di guerra. - aggiunge - Gli edifici residenziali, i gasdotti e gli impianti energetici nelle regioni di Kiev, Kharkiv e Kherson, nonché nella capitale, sono stati danneggiati. La guerra della Russia contro i civili è un palese atto di terrorismo. Questo è un duro monito al mondo: solo un'azione decisiva può impedire ai terroristi di ripetere le loro atrocità».
La raffica di attacchi riaccende quindi i timori oltre il confine dell'Ucraina, con la vicina Polonia - membro Nato - che invia quattro F-16 al suo confine est «per garantire la sicurezza dello spazio aereo polacco». Sono due coppie di caccia e un'aerocisterna alleata. Uno scenario che è l'occasione per rafforzare gli appelli di Kiev verso la comunità internazionale, l'Europa e gli Usa in particolare, perché forniscano, e in fretta, altre armi, altre munizioni, e non cessi quel sostegno politico a rischio «fatica bellica» dopo quasi due anni di guerra. Il ministro degli Esteri Dmyrtro Kuleba chiede allora ai Paesi partner di accelerare su droni da combattimento e missili a lungo raggio con una gittata di oltre 300 chilometri, oltre a tornare a puntare sul trasferimento dei beni russi congelati. Zelensky proprio di questo aveva parlato a chiare lettere nella sua prima intervista del nuovo anno rilasciata all'Economist: la velocità di qualsiasi successo dipenderà dall'assistenza militare che l'Ucraina riceverà dai suoi partner occidentali.
In particolare ha chiesto la fornitura di Taurus, missili da crociera a lungo raggio di fabbricazione tedesca che potrebbero consentire a Kiev di distruggere il ponte di Kerch, isolando di fatto la penisola di Crimea dalla Russia. Perchè nel 2024 la Crimea e la relativa battaglia nel Mar Nero diventeranno «il centro di gravità» della guerra contro la Russia, ha spiegato il leader ucraino al settimanale che descrive il "commander in chief" dell'Ucraina «irritato: non dai successi del nemico (non ne vede) e nemmeno dalla mancanza di progressi del suo esercito sul campo di battaglia», ma «esasperato dai tentennamenti di alcuni alleati e dal distacco di alcuni suoi connazionali». L'isolamento della Crimea e l'indebolimento del potenziale militare russo in quell'area «è estremamente importante per noi, perché è un modo per ridurre il numero di attacchi da questa regione», ha detto. Un'operazione riuscita costituirebbe un «esempio per il mondo».